«Don Mario è stato un vero missionario che aveva nel cuore – e questo mi risultava evidente ogni volta che lo incontravo – il desiderio d’evangelizzare, di trasmettere il Vangelo a tutti, di promuovere e far praticare la vita cristiana. A questo compito ha messo a servizio tutta la sua esistenza, il suo carattere deciso, la sua intelligenza e forza di volontà, la sua profonda spiritualità».
Così il Patriarca Francesco ricorda, nell’omelia della Messa delle esequie, nella chiesa di San Pietro di Oriago, la figura di don Mario Meggiolaro, spentosi martedì scorso, all’età di 83 anni.
Don Meggiolaro ha dedicato gran parte della sua vita alle missioni, in terra d’Africa. «Il Kenya – aggiunge mons. Moraglia – divenne la terra per la quale ha donato la vita a prezzo di sacrifici, una terra divenuta la sua seconda patria anche se don Mario non ha mai dimenticato le sue radici ecclesiali e familiari, come dimostra il suo costante legame d’affetto con il Patriarcato e – posso attestarlo – con la persona del Patriarca».
Oltre ai tanti fedeli presenti, in San Pietro di Oriago, erano numerosi i sacerdoti che hanno concelebrato: da quelli del Vicariato di Gambarare a parecchi altri provenienti da tutta la diocesi. All’inizio della liturgia ha letto una testimonianza don Giovanni Volpato, che conosceva molto bene don Mario per aver collaborato con lui dal 1982 al 1990 nella missione di Ishiara in Kenya. «Don Mario aveva una personalità variegata – ricorda don Giovanni – tra il mistico e il sognatore, animato sempre da grande zelo ed entusiasmo per le missioni; tra i suoi sogni una stazione radio per l’evangelizzazione, che non si poté mai realizzare (a quei tempi, con un regime autoritario, era impossibile), la scuola secondaria per le ragazze, che fu costruita con i finanziamenti della festa dei giovani, la scuola magistrale e molti altri progetti. Aveva una devozione speciale per la Ss. Trinità e questo è il motivo per cui il monastero di vita contemplativa di Ishiara e la comunità di suore di vita attiva fondata in Isiolo furono dedicati alla SS. Trinità. Si era inserito bene nella lingua e nella cultura, padroneggiando alla perfezione la lingua Kikuyu».
Un ricordo anche da parte di don Giacomo Marchesan, che di don Mario è stato compagno di studi e di ordinazione sacerdotale: «Era socievole, allegro, umile e semplice. Mi colpiva la sua profonda vita di pietà, sapeva alzarsi presto alla mattina per pregare… l’esperienza della missione l’ha segnato profondamente… vero amico, bravo sacerdote».
L’impegno che ha caratterizzato soprattutto l’ultimo tratto della sua esperienza missionaria in Kenya – ricorda ancora il Patriarca nell’omelia – «è stato la costituzione e la cura di un istituto religioso attraverso il quale ragazze e donne del luogo potessero trovare una strada di autentica consacrazione, un’adeguata formazione e regola di vita, un’impronta spirituale e religiosa forte. Questo ci dice come don Mario non avesse solo in mente le opere di misericordia materiali (con strutture da realizzare, aiuti economici da raccogliere e portare, ecc.) ma le opere di misericordia spirituali e le virtù teologali, l’accompagnamento spirituale delle persone, l’avere tempo per loro, il non correre sempre e comunque. La sua azione missionaria era qualcosa di “integrale” e compiuto».
Al termine della liturgia funebre le spoglie di don Mario Meggiolaro sono state tumulate nel cimitero di Gambarare.
Giorgio Malavasi
foto di Elda Gasparini