Sarebbe riduttivo definire Franco Mason un collezionista. Dietro la sua attività ultra-quarantennale di raccolta ed esposizione di oggettistica in diversi comuni, residenze e case di cura, del Veneziano, ma non solo, c’è un appassionato conoscitore della Riviera del Brenta che vuole, prima di tutto, “fare cultura”. «Ho iniziato nei primi anni Ottanta, quasi per gioco, entrando nel mondo dei primi mercatini spontanei della Riviera. Ma probabilmente la mia passione arriva ancora da più lontano: mio nonno era un venditore ambulante, che portava a casa tante cose che raccoglieva in giro», ricorda Mason. «Ho cominciato ad appassionarmi a macinacaffè, tostatori, bilance e così via. A volte capitava, poi, e capita ancora, che delle famiglie contadine mi regalassero attrezzi vecchissimi, di cui non sapevano più che fare. È così che, insieme a mia moglie Carla Barberini, abbiamo negli anni messo insieme 150 collezioni singole, che vanno dalla biancheria, agli utensili per la cucina, passando per le cravatte, scarpette da collezione, calcolatrici, detersivi, e molto altro ancora. Tra le tante, c’è anche una bellissima raccolta di gioghi, cavatappi, roncole, che abbiamo esposto anche fuori dal Veneto: ogni regione, pensi, aveva il suo sistema, che è interessante conoscere e comparare. Sono oggetti molto affascinanti che raccontano storie di un mondo che non esiste più, ma che non va dimenticato».
Tutte le collezioni di Mason e della moglie Carla sono custodite nella sua “casa museo” a Mira Porte. «Sono abituato ad archiviare tutti i miei oggetti con cura, li tengo all’interno di cassette della frutta, negli scaffali del mio garage. Tengo le mie collezioni private rigorosamente separate da quello che cerco di vendere… anche se di questi tempi è sempre più difficile. Del resto, ormai, le case sono sempre più piccole e moderne e la gente non ha più posto e passione per queste cose». Sono oltre 100 le mostre che l’appassionato collezionista mirese ha tenuto in questi anni, tra cui una addirittura in Rai. «Mi chiamavano spesso a presentare le mie collezioni tematiche a fiere, sagre o alle feste o nelle ville. Tra le tante, ho fatto una bella mostra sul caffè in villa Foscarini Rossi a Stra, un’altra dedicata al mondo contadino a villa Varisco Levi Morenos a Mira. E sono stato ospite da Magalli anche ai Fatti vostri con la mia collezione di rasoi d’epoca», racconta con orgoglio.
«Mia moglie Carla, poi, ha una stupenda raccolta di biancheria intima femminile, con camicie da notte e accessori dei primi del Novecento. Da questi pezzi è interessante notare la disparità delle condizioni economiche e sociali di chi le indossava: si va dagli indumenti lavorati all’uncinetto su tessuti preziosi e sete a quelli in cotone ruvido e di scarsa qualità, che venivano più volte rattoppati. Con Carla ho fatto anche una bella mostra sull’abbigliamento femminile anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Hanno avuto molto successo anche le mostre che abbiamo organizzato sulle scarpe, suddivise per provenienze (orientali, africane, etc.), con un angolo importante dedicato alla scarpa vecchia. Raccontiamo, infatti, a chi ci viene a trovare che un tempo le scarpe contadine, le sgalmare, avevano le suole in legno, che venivano chiodate per evitare che si consumassero velocemente. Io stesso le ho usate da piccolo, negli anni Cinquanta. Un’altra sezione era poi dedicata alla riparazione, per mostrare ai bambini come si fanno le scarpe. Le nostre mostre, ci tengo a dirlo, sono spesso visitate e pensate anche per le scolaresche, come quella che abbiamo dedicato ai pesi e alle misure, in cui abbiamo esposto metri, calibri, bilance, pesi, contenitori graduati. Tutte le mie collezioni possono avere un valore non solo didattico, ma anche aprire una finestra sul mondo dei ‘bisnonni’, che diversamente i più piccoli non avrebbero modo di conoscere».
Mason è anche un attento conoscitore della storia del suo territorio, che è in grado di raccontare e declinare sotto varie angolature. «Una delle mie grandi passioni è la storia di Mira: posseggo oltre 400 cartoline, 20 mila documenti, tra cui mappe, lettere, plichi che parlano del territorio, e altrettanti libri sulla Riviera del Brenta. Ma Mira si può raccontare anche attraverso la storica fabbrica di detersivi Mira Lanza, ai cui 180 anni di storia ho dedicato una esposizione che si è tenuta in villa Franceschi a Mira».
L’attività di Mason per la diffusione della cultura otto-novecentesca mirese non si ferma. Anche se non risparmia una nota di rimprovero diretta al suo Comune. «Da tempo chiedo spazi al Comune di Mira per poter esporre delle mostre culturali temporanee, ma evidentemente gli amministratori non ne comprendono il valore o non vogliono investire su questo tipo di progetti. Ho tanti oggetti che per me sono preziosi, ma più che il valore storico e commerciale, mi interessa la capacità di queste collezioni di trasmettere emozioni alle persone, che ricordano di aver usato o avuto un oggetto. Le lettere di ringraziamento ricevute dalle animatrici delle strutture per anziani dove esponevamo con cadenza mensile, prima della pandemia, me ne confermano l’utilità, perché mantengono viva la mente delle persone anziane, e non solo. La cultura è dialogo, come ha ricordato anche il nostro presidente Mattarella: tutto quanto ci circonda lo dobbiamo a coloro che sono riusciti a fare arrivare fino a noi la nostra storia».
Valentina Pinton