Dietro ad un muro avvolto di filo spinato ci sono Maria e Giuseppe e, dentro a una scatola di cartone, il bambino Gesù, avvolto in stracci con dei riflessi dorati a ricordarne la divinità. Accanto, un canotto sgonfiato e delle pietre a ricordare degli scogli.
È il presepe che si trova all’ingresso della chiesa di Borbiago: «È un presepe che ci interpella – spiega il diacono Tiziano Scatto – e richiama il nostro essere cristiani di fronte al dramma di tanti uomini, donne e bambini che premono alle frontiere europee in fuga da guerre, conflitti interni, miseria, dittature e vengono respinti da tanti paesi che a volte si dicono cattolici».
Questo presepe che non vorremmo vedere e che disturba molti, prosegue il diacono, sta a ricordare che Dio si è fatto uomo, in ogni uomo e donna e in ogni bambino. E come allora a Betlemme, quando è stato rifiutato da Erode, che lo cercava per ucciderlo, dai sommi sacerdoti che pur a conoscenza della Scrittura non si sono messi in cammino per cercarlo, a differenza dei pastori ritenuti degli scarti umani, e dei Magi, anche oggi continua ad essere rifiutato e allontanato. Eppure anche noi come Erode e gli esperti del sacro e del religioso, siamo a conoscenza della Scrittura: “Avevo fame, ero nudo, straniero e…”.
Oltre a questa rappresentazione, la parrocchia di Borbiago propone anche quest’anno un’ampia selezione degli oltre 200 presepi che costituiscono la collezione privata del diacono Tiziano, raccolti in giro per il mondo.
L’Africa è rappresentata da un presepio in legno di mogano scolpito a mano proveniente dal Camerun e da un presepio in terracotta proveniente dal Kenya.
Il Sudamerica è rappresentato dalla Bolivia con natività provenienti dalla Regione Andina, in particolare dalla città di El Alto, posta a quasi 4mila metri di altezza; dalla regione di Tarija, famosa per il suo vino ed il clima mite; dall’oriente boliviano, con una raffigurazione in terracotta della Fuga in Egitto proveniente dalla regione di Santa Cruz de la Sierra e con una natività intagliata su legno tipica della etnia Aimara.
L’Asia è rappresentata da una Natività proveniente dalle Filippine e l’Asia orientale da una rappresentazione proveniente dalla Mongolia.
Alcuni presepi della tradizione italiana sono scelti tra regioni del nord e del sud.
A rappresentare la catastrofe ambientale a cui stiamo assistendo e di cui siamo gli artefici, una simpatica Natività della popolazione indigena delle coste artiche dell’America, tra igloo e Inuit, gli abitanti di queste terre, dove Dio si incarna tra orsi, lupi, nevi e montagne ghiacciate minacciate dai cambiamenti climatici.