“Eccomi! Alla scoperta di Francesco, giullare di Dio”: è stato questo il tema guida del primo campo scuola o, meglio, della settimana di vacanze in fraternità dei ministranti e delle ancelle della parrocchia di Santa Maria Assunta di Borbiago.
Ospiti del monastero di Sant’Andrea e delle suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino, a pochi passi dalla basilica di san Francesco, immersi nella bellezza del centro storico, i ministranti e le ancelle che prestano il loro servizio liturgico domenicale, e non solo, nella parrocchia di Borbiago, accompagnati dal diacono e dal parroco, da una coppia di genitori e da due suore della Copiosa Redenzione, sono stati accompagnati a scoprire la figura di san Francesco e di santa Chiara, percorrendo giorno dopo giorno le tappe significative della vita di questo giovane che da ricco si è fatto povero per abbracciare madonna povertà e per vivere il Vangelo “sine glossa”, cioè alla lettera, senza mediazione o interpretazioni che lo addolciscano. Obbediente a quel crocifisso che tra i ruderi della chiesetta di san Damiano semi abbandonata gli aveva parlato e chiesto di “riparare la sua Chiesa”.
Nonostante il caldo, i giovani hanno intrapreso due pellegrinaggi a piedi con destinazione Santa Maria degli Angeli e la Porziuncola e san Damiano.
La settimana è stata scandita da momenti di preghiera, di Parola di Dio, dall’Eucaristia che concludeva la giornata; da momenti di riflessione a partire da quell’Eccomi che san Francesco ha saputo dire dopo essersi messo in ascolto, dopo aver trovato il Tesoro e la Perla preziosa e aver deciso di vendere tutto perché solo quella Perla e quel Tesoro, quel Crocifisso gli dava la gioia vera, quella che lui invano cercava nelle armi, nelle donne, nella vita spensierata di giovane ricco, ma che gli lasciava un vuoto dentro e un desiderio di altro, di un Altro.
L’allegria, il gioco, il canto e la musica hanno scandito le giornate, per terminare sulla via del ritorno al santuario de La Verna, luogo dove Francesco, nel buio più totale e nel dubbio più atroce, si domandava se avesse fatto veramente la volontà di Dio, trovando una risposta concreta nel dono delle stimmate. Non solo il Crocefisso gli aveva parlato, ma ora lui stesso portava nella carne i segni del Crocifisso.
Per i ministranti e le ancelle bilancio positivo; non solo spiritualità ma anche la possibilità di mettersi a disposizione dell’altro, nel dare una mano in cucina, nel preparare la tavola, nel lavare i piatti, nella pulizia della propria stanza e dei luoghi comuni, insomma in quei piccoli servizi quotidiani che la mamma fa tutti i giorni ma che non trovano spazio nella vita super impegnata del chierichetto e dell’ancella, troppo presi dai compiti, dal gioco, dai social…
“Il mio Dio è il Dio della gioia e dell’Amore… Canterò, tutta la vita canterò, a lui che salva canterò, a lui che ama chi è piccolo, chi è povero, chi è solo e chi è misero. Canterò, a lui che vive canterò, nel nostro cuore canterò, a lui che chiama noi tutti suoi amici e per noi dona la vita…”
diacono Tiziano Scatto