Si trova proprio al centro della città, sì, ma «al centro di una città complessa, problematica, vivace, ricca di stimoli e che ti costringe continuamente a tener conto che si vive in un contesto sociale molto particolare».
«In parrocchia ci sono i mestrini e quelli che vengono da fuori Mestre per partecipare, anche regolarmente, alle nostre celebrazioni. Ci sono tante persone che hanno bisogno di essere aiutate e ascoltate. C’è tutta la realtà dell’immigrazione. E ci sono anche persone di popolazioni differenti, che arrivano magari dall’Africa centrale, dall’Egitto o dall’Asia, e che si trovano a vivere qui la nostra stessa fede cristiana».
È il quadro d’assieme, fatto di un’umanità varia e articolata, composto da monsignor Gianni Bernardi per descrivere in sintesi il mosaico della parrocchia di S. Lorenzo Martire di Mestre, che guida da otto anni e mezzo: è la parrocchia del Duomo, la più antica della città (eretta nel 1232, quasi 800 anni fa) e da cui sono nate, per una sorta di gemmazione negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, quasi tutte le altre parrocchie del territorio mestrino. Ha un numero di residenti che fluttua tra le 11 e le 12mila unità e che in Diocesi la rende, per popolazione, seconda solo alla parrocchia del centro di Jesolo: nel 2022 il registro parrocchiale ha annotato qui 157 funerali (uno ogni due giorni o poco più; erano 126 nel 2021) e 32 battesimi mentre i matrimoni celebrati sono stati 11 più altri 7 preparati a S. Lorenzo ma celebrati altrove (spesso al Sud per l’origine degli sposi).
A completare il dipinto di questa realtà interviene il vicario parrocchiale don Augusto Prinsen: «Si avverte che è una parrocchia con una sua storia bella e forte, antica e recente, segnata anche da parecchi sacerdoti passati di qua e che sono tuttora nella memoria e forse anche nella nostalgia di molti e della città. È una parrocchia che, da fuori, potrebbe sembrare un po’ anonima ma che, in realtà, è vivace e ricca, c’è fermento ed ha un bel nocciolo duro di tanti fedeli impegnati e di buona volontà, con grande spirito. E qui ho trovato un gruppo di animatori giovani molto nutrito e affiatato».
Lo conferma il parroco che aggiunge: «A S. Lorenzo ci sono molte persone che si dedicano con passione ed amore alla vita della parrocchia. In tutti gli ambiti: la catechesi, la carità, la liturgia, le attività di animazione. Ci sono poi anche varie realtà, gruppi ed associazioni, che esprimono tutta la loro ricchezza. La difficoltà che noto è che si fa fatica a sentirsi tutti insieme comunità. La parrocchia, insomma, è ben strutturata su tanti versanti ma a volte non è facile relazionarsi e, appunto, rendersi conto che siamo tutti parte di un’unica realtà».
In parrocchia ci sono ben 5 chiese, che rappresentano una ricchezza ma anche una… responsabilità: oltre al Duomo, c’è quella di S. Girolamo (luogo soprattutto di preghiera e di adorazione eucaristica, custodita dalla preziosa presenza delle suore Figlie della Chiesa), la chiesa dei Cappuccini (luogo noto e apprezzato in città specialmente come riferimento per le confessioni), la chiesa di S. Rocco (dove domenicalmente si ritrova la comunità romena e si celebra per i cattolici di rito orientale) e il Santuario diocesano della Madonna della Salute (molto frequentato nei giorni della festa annuale e che prova a ritagliarsi un suo spazio anche negli altri periodi).
Sempre in parrocchia è da segnalare come significativa e vivace la presenza degli scout mentre nel complesso parrocchiale situato tra via Querini e via Carducci troviamo gli studenti di Casa S. Michele e, sul fronte caritativo, l’associazione “Banca del Tempo Libero” che, di recente, ha ricordato i suoi primi 40 anni di attività a livello cittadino; in parrocchia c’è anche una piccola “catena di solidarietà” i cui membri si tassano ogni mese per raccogliere fondi che, attraverso il parroco, diventano contributi per persone e famiglie bisognose.
Anche a S. Lorenzo, in questi anni, la pandemia ha lasciato il segno in termini di frequenza alle Messe sia per quanto riguarda gli anziani che, anche, per il ritrarsi delle famiglie. Ma ha lasciato in eredità anche la sperimentazione (riuscita) di un buon servizio di accoglienza in chiesa, grazie a molti volontari, capace di generare calore e familiarità. «Adesso – raccontano i sacerdoti – si nota una certa ripresa ed anzi c’è una gran voglia di stare insieme, come dimostra anche il ritrovato successo dell’iniziativa molto semplice, da poco ripresa, del caffè insieme dopo la messa domenicale delle famiglie con tanti genitori e nonni. E la Settimana Santa e la Pasqua, ma prima ancora le Ceneri, ci hanno allargato il cuore, non solo per la quantità delle presenze ma anche per le celebrazioni ben vissute e partecipate da tutti».
Un altro fronte su cui bisognerà recuperare, afferma mons. Gianni Bernardi, è quello dell’animazione culturale, tanto più ora che il Laurentianum – dopo un lungo periodo di chiusura a causa di ingenti ed urgenti lavori al tetto e al soffitto – sta per riaprire i battenti: «La presenza culturale nella vita della città ha sempre caratterizzato la vita della parrocchia. È una realtà da riprendere in mano, studiando anche le modalità più adatte e opportune oggi».
E che cosa si aspetta la parrocchia dall’imminente visita del Patriarca Francesco? «Attende di stare insieme al suo pastore e che venga qui per conoscere con simpatia chi fa parte di questa comunità. Che possa aiutare ad orientare lo sguardo su Gesù e ci confermi nella fede e… anche nelle fatiche che incontriamo ogni giorno».
Alessandro Polet