Chi ha detto che l’estate non sia un buon momento per imparare? Certo, per i più giovani è da sempre associata al divertimento e allo svago dopo mesi sui banchi di scuola; eppure, a volte, gli insegnamenti migliori possono arrivare proprio da contesti inaspettati.
A testimoniarlo è il centro estivo della parrocchia di San Giuseppe di Mestre, dove l’estate non è vista come un tempo morto da riempire per qualche settimana, ma come un’occasione di vera crescita sul lungo periodo.
Infatti, a partire dalle necessità di molti genitori che lavorano durante i mesi estivi, la parrocchia propone da diversi anni un centro estivo “lungo”, di ben 12 settimane, da giugno a settembre, rivolto ai bambini dai 6 ai 12 anni.
Una sfida senz’altro impegnativa, superata però anche grazie al ricambio periodico degli animatori e ad un format delle attività che non mira solo ad intrattenere i bambini in un luogo protetto, ma a formare i ragazzi.
«Quello che facciamo qui sono esercizi di vita buona», spiega il parroco don Natalino Bonazza. «Non abbiamo bisogno di simulazioni o esperti per insegnare qualcosa ai ragazzi, facciamo far loro esperienza in prima persona, tramite semplici comportamenti concreti, educandoli al rispetto dell’ambiente, all’accoglienza della multiculturalità e anche alla sicurezza stradale. Tutto ha una valenza educativa e perciò tutto diventa interessante».
È un progetto ambizioso, che è cresciuto nel tempo grazie anche all’intessersi di una rete di collaborazioni con il Comune e con gli enti sportivi, come racconta Andrea Memo, collaboratore al Grest e maestro di Judo: «Nel tempo siamo riusciti a raggiungere varie realtà sportive del territorio, offrendo ai ragazzi la possibilità durante l’estate di sperimentare numerose discipline sportive, dal nuoto al ping-pong, dalle arti marziali alla breakdance. Inoltre, negli ultimi anni abbiamo aderito a un progetto del Comune che ci ha fatto conoscere persone ai margini del mondo lavorativo, con le quali si è costruito un bellissimo rapporto».
Nonostante le tante belle iniziative, però, fondamentale resta l’educazione alla fede, come chiarisce don Natalino: «Nella nostra parrocchia il terreno di evangelizzazione verso il territorio sta nel condividere la cura dei figli in un periodo faticoso come l’estate. Anche con i ragazzi la fede è un ambito da seminare con cura, attraverso temi semplici e universali. È un momento di annuncio anche per i ragazzi che non frequentano la parrocchia: quest’anno, ad esempio, stiamo affrontando il tema di Fratello Sole, collegando le catechesi a momenti di formazione alla sostenibilità e alla solidarietà».
Infine, quello che conta davvero per una buona educazione è la cura delle relazioni, come testimonia Francesco, giovane capo staff: «Amo fare l’animatore perché mi diverto con i bambini e li faccio divertire. Ci tengo che si portino a casa qualcosa dalle attività, e anche che vedano la bella intesa che c’è tra noi animatori: è importante».
Andrea Maurin