Nel centenario della nascita di Marghera anche la Domenica a tempo pieno, svoltasi il 1° ottobre scorso, si è inserita in questa ricorrenza, che si ritrova nel tema della giornata: “Cento anni di comunità nella città… otto parrocchie, una comunità, un territorio!”.
Già dal pomeriggio di sabato, in piazza Mercato, i partecipanti alla caccia al tesoro per Marghera sono andati alla scoperta della città e dei suoi personaggi storici e recenti, a cui sono dedicati alcuni edifici e vie.
Così i ragazzi hanno conosciuto, anche attraverso un libretto, che poi è stato dato anche al patriarca Francesco, personaggi che hanno fatto la storia di Marghera, come Pietro Emilio Emmer, Filippo Grimani, Giuseppe Volpi, Piero Foscari, padre Egidio Gelain, Ferruccio Brugnaro, Dario e Federica Stefani, Bruno e Guido Parmesan, per arrivare fino all’ultimo in ordine di tempo, il commissario della Polizia di Stato Gigi Russo, scomparso solo due anni fa.
Nel saluto introduttivo del vicario foraneo don Giuseppe Volponi «la comunità cristiana di Marghera è sempre stata presente ed ha raccolto le sfide del tempo accanto ai lavoratori, ai cittadini e alle loro famiglie».
In questo contesto l’omelia del Patriarca Francesco, che ha presieduto la concelebrazione eucaristica delle otto parrocchie del vicariato sotto la tensostruttura installata in piazza Mercato. «Perdere la memoria – afferma il Patriarca – è il dramma dell’uomo… quante speranze, quanti progetti, quante cose realizzate e quante delusioni… e non possiamo dimenticare che il nostro territorio è stato anche storia di giuste rivendicazioni. Molti hanno pagato con la vita, non solo le morti bianche sul lavoro, ma anche fatti di sangue dolorosi. Noi non rinneghiamo niente della nostra storia, ma siamo qui a vedere se come comunità cristiana possiamo dire qualcosa di significativo e di utile, perché dobbiamo vivere l’ora, il tempo che ci è stato dato. Non vogliamo essere vissuti dalle circostanze, dalle situazioni o vivere come dei sopravvissuti».
Per il cristiano, continua il Patriarca, è decisivo essere anche cittadino, un cristiano che ci mette la faccia e cammina, guardando i problemi della sua città, senza chiudere gli occhi o ritirarsi in un passato che non esiste più o immaginare un futuro che non arriverà mai. «L’ora del momento presente! – sottolinea il Patriarca – Il cristiano sa che esiste e lo sperimenta, se è uomo di preghiera. Più vado avanti nella vita e più capisco che una cosa è insostituibile e necessaria: è la preghiera del mattino… perché la preghiera ci rende saggi, capaci di vedere».
“Venga il tuo Regno!”, ha concluso mons. Moraglia: «La giustizia è costruire una comunità che sia secondo il volere di Dio, giusto e misericordioso. Che le nostre comunità appartengano di più al Signore, per essere più significative nella città».
Gino Cintolo