A Piazza Ferretto, a Mestre, c’è il presidio costante delle forze dell’ordine. Così la gente non passa più.
Lo premette don Lorenzo De Lazzari, vicario parrocchiale a S. Lorenzo Martire, per inquadrare lo specifico contesto in cui opera il duomo di Mestre, prima di una veloce panoramica delle attività in essere dopo la deflagrazione del covid-19.
«Teniamo video-incontri settimanali con gli scout (capisquadriglia, capireparto…), gli animatori e il gruppo famiglie», accenna subito don Lorenzo. «Chiediamo di condividere come va la preghiera, quali sono le fatiche che si stanno affrontando… Vedersi attraverso uno schermo è abbastanza faticoso, ben diverso dal confronto diretto… Qualcuno ci chiede di scrivere qualcosa. Lo facciamo in modo saltuario, magari una riflessione in vista della domenica: nulla a che vedere con un’omelia comunque».
Per comunicare con gli anziani serve soprattutto il telefono. «Se ne vanno ore, che quasi neanche te ne accorgi».
“La Borromea” è il foglio parrocchiale… «Adesso che non viene più nessuno la inviamo a tutti gli indirizzi mail e whatsapp che abbiamo. Non c’è nulla da scrivere sulle attività della parrocchia… che sono ferme. Di solito il foglio parrocchiale lo facciamo, pressoché tutto, noi due: il parroco, don Gianni Bernardi, ed io. Ora invece i parrocchiani mostrano tanta voglia di raccontare la loro quarantena, che servirebbero altre decine di pagine ogni volta. Pubblichiamo qualcosa e scriviamo qualche riflessione, per esempio sul significato dell’ulivo che verrà consegnato in chiesa a chi passerà nei prossimi giorni. Il giornale, cioè, ha preso un taglio più catechetico».
Spiragli di luce? Non riguardo all’epidemia, evidentemente – «Ragione per cui non possiamo progettare alcun ragionevole calendario», commenta con tagliente disincanto don Lorenzo –… «Sì, ce ne sono. Noi sacerdoti (collabora anche don Antonio Formenton), apprezziamo molto la vicinanza della gente: percepisce la nostra solitudine, ci chiama per salutarci e sentire come va. Soffre molto lo stallo della vita comunitaria, il fatto che la Pasqua non sarà celebrata normalmente… Il dato sorprendente è che si mostrano dispiaciuti anche tanti che frequentano poco o niente la nostra parrocchia».
Giovanni Carnio