«Siamo aperti con la nostra Caritas, distribuiamo i pacchi alimentari: non vengono a ritirarli qui, ma li portano direttamente nelle case i nostri volontari. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto il via libera della Prefettura».
Un segno di attenzione alle povertà in cui si distingue la parrocchia di S. Pio X, a Marghera. È affidata a una comunità di quattro preti orionini, guidata da don Maurizio Macchi. Il parroco racconta quali sono le iniziative con cui cercano di strappare la vita della parrocchia dalla morsa paralizzante dell’epidemia. «Finora la chiesa è stata sempre aperta e la gente passava. Ora, però, dopo le ultime disposizioni in vigore da venerdì 20, affiora il dubbio se non sia opportuno chiuderla. Vedremo».
Al di là delle porte fisiche della chiesa, si cerca di mantenere contatti vivi con le persone. Intanto, sempre sul lato dell’assistenza, «noi sacerdoti del vicariato di Marghera abbiamo deciso di prestare personalmente, a turno, servizio alla mensa Papa Francesco, visto che alcuni volontari si sono ritirati».
Don Macchi poi passa a parlare di come funzionano le cose con i fedeli: «Celebriamo la messa domenicale online, in diretta su facebook. Per il resto, cerchiamo di tenere i rapporti attraverso il foglietto parrocchiale, che trasmettiamo via whatsapp e via e-mail. Invitiamo la gente a seguire gli appuntamenti del Patriarcato e della Chiesa italiana».
Con i bambini non è semplice fare molto… «Mandiamo loro di tanto in tanto un messaggio attraverso i catechisti. Chiediamo che scrivano un pensiero, ci mandino qualche intenzione di preghiera».
Il coinvolgimento delle persone passa infine per il più tradizionale colpo di telefono, strumento irrinunciabile per raggiungere tanti sprovvisti di altri mezzi o abilità social.
Giovanni Carnio