È stato il Patriarca, nella mattinata di domenica 27 settembre, a dare solennità all’arrivo, nella chiesa di San Michele a Marghera, di una pala dedicata all’arcangelo, patrono della comunità margherina.
Il tutto, spiegava poco tempo fa il delegato per i Beni culturali ecclesiastici, don Gianmatteo Caputo, nasce da una constatazione: «Il parroco di San Michele di Marghera, don Roberto Berton, tempo fa mostrava al Patriarca che la chiesa parrocchiale non disponeva di un’immagine simbolica e rappresentativa del santo patrono».
Da lì l’avvio di una ricerca per verificare se fosse possibile realizzare una nuova opera d’arte ad hoc o se già ci fosse, nella proprietà della Diocesi, un’opera dedicata all’arcangelo Michele, che potesse essere valorizzata.
Un’opera c’era: il San Michele arcangelo con Santi, di Fra Massimo da Verona, pittore del XVII secolo (l’opera va considerata anteriore al 1663). «Le opere di arte sacra – precisa don Caputo – nascono in un contesto ben preciso, per cui è difficile sradicarle da lì e portarle in un’altra collocazione. In questo caso il dipinto proveniva dalla chiesa delle Terese, a Dorsoduro, chiusa da tempo e ben difficilmente recuperabile all’uso per cui è sorta, anche perché non è di proprietà della Chiesa di Venezia. Ragion per cui il San Michele di Fra Massimo da Verona, che costituiva l’alzata dell’altare a destra nella chiesa delle Terese, era in deposito a Sant’Apollonia».
Ma proprio perché, pur custodito in museo, il dipinto non poteva essere valorizzato per la fruizione dei fedeli, si è pensato che la chiesa di San Michele di Marghera potesse divenirne la collocazione adeguata, così da poter essere apprezzato da un numero maggiore di persone. E in vista della festa di San Michele, a fine settembre, è partita l’operazione.
Il quadro non poteva essere collocato sopra l’altare maggiore, perché le pareti del presbiterio ospitano affreschi contemporanei; quindi si è optato per la prima cappella, entrando, a sinistra.
«Dell’operazione – continua don Gianmatteo Caputo – sono stati informati tutti i responsabili, a partire dalla Sovrintendenza, e nella cappella della chiesa di Marghera è stato realizzato anche un impianto anti-intrusione per garantire la sicurezza dell’opera».
Dalla cappella, dove era collocato, è partito invece un grande crocifisso: realizzato verso la metà del Novecento, è un bell’esempio di scultura della Val Gardena, ben conservato e di grandi dimensioni (300 centimetri per 170, il corpo del Cristo è 180 centimetri di altezza).
È stato realizzato così uno scambio di doni: «La comunità di Marghera ha ricevuto un’immagine di una chiesa diocesana e trova adesso rappresentato il proprio patrono. La parrocchia di San Michele ha invece messo a disposizione il crocifisso a favore della Casa di spiritualità del Cavallino, dove adesso occupa il presbiterio della chiesa. Anche il Patriarca desiderava che lì venisse collocato un crocifisso significativo: quello che c’era era sottodimensionato per una chiesa come quella. Così si è trovata una soluzione che ha reso soddisfatti tutti».
Domenica 27 mattina la Messa presieduta dal Patriarca, presente anche l’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini, ha sottolineato la valorizzazione di due opere d’arte che, cambiando collocazione, possono ora essere fruite in maniera piena.