Il mio pensiero va subito alla piccola vittima ed è un misto di raccapriccio, impotenza e dolore, perché una bambina di soli undici anni si è trovata di fronte alla persona sbagliata incontrandola, per caso, come poteva accadere ad una qualsiasi sua coetanea.
È impossibile immaginare che cosa rimarrà nell’anima e nella psiche di una bambina di soli undici anni che, ignara di tutto, tornava a casa dopo una normale giornata.
Tale esperienza difficilmente potrà essere superata e lo sarà solo con l’aiuto di tutti. Non è facile, soprattutto, dopo un trauma di tale entità tornare ad avere fiducia nelle persone.
Non si tratta solo di rimuovere tale ferita ma di farsi carico di un accompagnamento che aiuti a ricuperare la fiducia in sé, nelle persone e nella comunità che non deve mai lasciare soli.
Come è stato possibile quanto accaduto? Se consideriamo i precedenti di chi è accusato di tale nefandezza sembra non esserci risposta.
Nonostante ciò, la domanda rimane ed è rivolta a tutti noi e in particolare a chi deve tutelare gli inermi, i più deboli e, come in questo caso, i minori.
L’educazione al rispetto dell’altro, come grammatica fondamentale delle relazioni umane – in famiglia, a scuola, nella città -, deve diventare impegno di tutti.
La pena poi, per chi compie atti di tale gravità, oltre ad essere adeguata, deve mirare alla rieducazione e prevedere un concreto percorso volto ad evitare il ripetersi di fatti analoghi, tenendo altresì conto delle sofferenze inflitte alle vittime con ferite che non si rimargineranno mai del tutto.
Esprimo la mia vicinanza e solidarietà, umana e cristiana, alla piccola vittima e alla sua famiglia e volentieri sono disponile ad un incontro personale.