Destino ancora incerto per la Nave di Altobello, il complesso di edilizia popolare da anni sospeso fra l’ipotesi della riqualificazione e il suo definitivo abbattimento. Mentre, da una parte, è ormai assodato che servirà un nuovo bando per individuare nuovi possibili operatori economici interessati all’area di via dello Squero, dall’altra è iniziato il trasloco delle 42 famiglie ancora residenti. Seppur a rilento.
«L’iter è abbastanza lungo – si giustifica il presidente di Ater Venezia, Fabio Nordio –. Nei mesi scorsi abbiamo fatto visionare e proposto a tutti gli inquilini gli alloggi che avevamo a disposizione e circa l’80-90 per cento ha già firmato il nuovo contratto di assegnazione».
Diversi i criteri che sono stati tenuti in considerazione: i componenti della famiglia, la loro età, eventuali problemi di deambulazione, necessità di stare accanto ai figli.
«Iniziamo sempre dagli anziani non autosufficienti e dalle categorie più fragili – dice Nordio – per i quali sono stati assegnati degli alloggi in Campo dei Sassi, che dispongono del servizio badanti 24 ore su 24». Si procede in pieno accordo con gli inquilini anche per quanto riguarda le tempistiche, visto che è Ater ad occuparsi delle spese del trasloco e ogni famiglia deve capire cosa portare con sé, cosa buttare, come adattare i mobili al nuovo alloggio (e non solo).
Non sono mancati malumori da parte di chi la propria casa non la vorrebbe lasciare e vede in questo trasloco “forzato” l’epilogo di 40 anni di totale abbandono.
«Il degrado l’ha generato chi, dall’inaugurazione della Nave fino ad oggi, non ha mai fatto manutenzione e ha lasciato appartamenti vuoti per più di 20 anni – lamenta una residente –. Dicono che la Nave è pericolosa, ma chi dobbiamo ringraziare? A noi Ater non si è mai interessata».
Il futuro del palazzo, progettato nei primi anni Ottanta dagli architetti Gianni Fabbri e Roberto Sordina, è legato a un nuovo avviso esplorativo per operatori disposti a presentare e finanziare un progetto.
Da lì, poi, la pubblicazione del bando vero e proprio. La precedente manifestazione d’interesse, l’unica pervenuta, era lacunosa in quanto «mancavano tutta una serie di elementi finanziari previsti dal Codice degli appalti per dimostrare che l’opera è economicamente sostenibile».
Intanto si fa avanti l’idea di abbellire l’immobile non appena verranno portati a termine i traslochi e non prima di aver murato gli alloggi per scongiurare il rischio di eventuali occupazioni abusive.
È al vaglio di Ater, infatti, un bando o una “call” destinati ai writer per dipingere direttamente sui mattoni della Nave, così da renderla più gradevole alla vista.
La rigenerazione urbana passa dunque anche attraverso l’arte. In attesa di capire cosa ne sarà di questo complesso di edilizia popolare, tra favorevoli e contrari alla sua demolizione.
Anna Maselli