Pedalia, l’esperienza più frizzante su due ruote che esista a Mestre, cerca casa. In questi giorni li si può vedere – i giovani fondatori e soci dell’associazione – che, rigorosamente pedalando, fanno trasloco della loro flotta e di tutti gli strumenti che servono per costruirla e manutenerla verso un ricovero provvisorio.
«Il problema – spiegano Milo e Isotta, due tra i giovani fondatori – è che pare che per noi uno spazio non ci sia: il Comune ha solo stanze, aule… Ma a noi serve spazio: abbiamo cinque-sei bici cargo autoprodotte, un risciò da spiaggia, un paio di olandesi, attrezzatura…».
Gli affari, a Pedalia, vanno bene, ma non è che ci siano soldi a palate per affittare una struttura. Eppure proprio la novità e la motivazione di fondo dell’associazione – che compie due anni in questi giorni e che conta circa 400 iscritti (ognuno paga una quota annuale di dieci euro) – dovrebbero bastare per dire che un sostegno anche l’amministrazione pubblica potrebbe darlo. Per il segnale civico e culturale che Pedalia dà.
«Pedalia – spiegano i due giovani – è un’idea che ci è venuta semplicemente perché andiamo in bici. È una piccola comunità nata attorno a un garage e alla convinzione che la bicicletta è il mezzo più veloce in città, il più economico ed ecologico; mantiene in forma chi ci va e aiuta la città a diventare più bella e pulita».
Da qui, ma anche da un’ottima dotazione di creatività e da buone capacità pratiche è partita la storia di Pedalia, che offre una quantità di servizi e opportunità. Intanto i soci fondatori riparano bici, anche a domicilio; chi è socio ordinario, poi, finché c’era la sede di via Cappuccina 55 poteva autoripararsi o perfino autocostruirsi una bici. Sono previsti il noleggio e anche il servizio di “bici di cortesia”, per chi resti appiedato dalla propria.
Dopodiché c’è il “ciclismo sperimentale”: i ragazzi di Pedalia, a partire da Milo, che si adopera molto nella progettazione e come meccanico, costruiscono bici su misura, oppure le allestiscono a seconda delle esigenze. Naturalmente le restaurano e le personalizzano, lavorando dall’acciaio al legno, dall’alluminio alla pelle. Fantasia sbrigliata, poi, nel settore delle bici da trasporto: le cargo finora realizzate, che possono trasportare tranquillamente 60-70 chili di oggetti, ne sono la prova.
I soci di Pedalia le usano per fare consegne di frutta e verdura biologica, ma anche di pasti direttamente in ufficio o a casa; e si danno da fare anche per realizzare un trasloco: un divano, un letto o una lavatrice possono spostarsi anche su due (o tre) ruote, a pedali.
Isotta, invece, è specializzata come corriere-bimbi: babysitting e ciclositting sono termini che (giustamente) le piacciono poco, e il senso del lavoro che si è inventata è questo: trasporto in bicicletta-cargo di bambini, vuoi per andare a scuola o tornarvi, vuoi per trascorrere qualche ora divertente e sicura quando i genitori sono al lavoro.
Per ogni informazione su Pedalia basta consultare la pagina Facebook dell’associazione. Che per il momento ha due ruote – anzi, molte di più – ma non ha un tetto.
Giorgio Malavasi