Un servizio prezioso dedicato per 50 anni a una terra poverissima, in particolare alle donne e ai tanti bambini fatti nascere e aiutati a crescere. Di suor Bianca Benatelli, originaria di Caorle, scomparsa il 26 aprile del 2018 a 80 anni, si parlerà venerdì 22 (alle ore 21), a Caorle, in piazza Vescovado, in occasione della presentazione del libro “Suor Bianca”, curato da padre Tonino Falaguasta Nyabenda edito dai Missionari Comboniani (Cordenons, Pn). Sarà lo stesso curatore a parlare del libro, fresco di stampa, mentre a padre Giuseppe Cavallini direttore di Nigrizia è stato affidato il compito di approfondire la tematica intitolata: “Africa tra conflitti e crisi alimentari”. Modererà Luciano Scalettari, redattore di Famiglia Cristiana.
Si parlerà dunque del continente africano e dei suoi problemi al giorno d’oggi, ma si parlerà anche del servizio missionario che suor Bianca portò avanti in Sudan – paese complicatissimo – a partire dal 1965. Infaticabile, generosa, accogliente, pratica e spirituale allo stesso tempo, suor Benatelli partì per Khartoum a 27 anni, dopo essere entrata nell’ordine delle Suore Missionarie Comboniane e aver vissuto gli anni del Noviziato a Londra.
In famiglia un’altra sorella, Cornelia, è missionaria: fa parte dell’ordine delle suore del Caburlotto e tuttora presta servizio in Brasile. Sono dieci in totale i fratelli, figli di Giovanni, pescatore, e Marcella: «Abbiamo respirato la fede in famiglia, ma non direi che abbiamo avuto una formazione bigotta», commenta Marta Benatelli che si è sempre occupata di madri in difficoltà con i loro bambini, diventando responsabile dell’accoglienza per l’Associazione internazionale “Villaggio SOS” di Vicenza. «Ognuno di noi ha seguito con serietà la propria strada e io considero una vocazione e un grande servizio anche quello di chi si è sposato e ha fatto il genitore. Ognuno di noi ha seguito la propria vocazione con impegno ed è questo, secondo me – prosegue Marta – l’insegnamento valido ancora oggi che ci lascia Bianca. A Caorle lei è partita che aveva appena vent’anni e dunque se la ricordano soprattutto le persone più mature. I giovani non sanno chi sia. Se dovessi dire a loro chi era mia sorella Bianca direi che lei voleva portare Cristo dove non era conosciuto. E lo ha fatto. Ai giovani aggiungerei poi di credere nei propri obiettivi, nei propri sogni, come ha fatto Bianca».
Nel libro vengono ripercorse alcune tappe della vita della religiosa, che ha trascorso 37 anni a Karthoum lavorando come infermiera e ostetrica a Villa Gilda, e poi, dal 2002, si è trasferita a Wau nel Sud Sudan, area devastata dalla guerra civile durata decenni.
C’è poi un capitolo, nella biografia di suor Bianca, raccontato in maniera approfondita dal libro, che si interseca con la storia di Daniele Comboni e con tutta la Famiglia Comboniana: è infatti a suor Bianca che si deve il miracolo che ha permesso di far proclamare “santo” il nostro fondatore dei missionari comboniani.
Accadde nel 1997: nel reparto maternità di Villa Gilda a Khartoum, arrivò una mamma in condizioni disperate. Lubna Abdel Aziz, sudanese di 36 anni, aveva partorito il quinto figlio ma fu colpita da una gravissima emorragia, che non si riusciva ad arrestare. Suor Bianca stette vicino alla signora Lubna, musulmana, pregando per lei e con lei: pur rispettando la diversa fede religiosa invitò Lubna e la madre di lei a fare ricorso a Daniele Comboni. Nel libro è suor Bianca a raccontare l’episodio (scritto in alcune lettere alla famiglia) rivelando di essersi rivolta così al fondatore del suo ordine: «Non fare brutta figura adesso». E il miracolo avvenne. La signora Lubna ebbe un collasso, ormai sembrava sul punto di spegnersi, invece si riprese in maniera inspiegabile tanto da essere dimessa dalla clinica qualche giorno dopo in buona salute. Il miracolo venne riconosciuto dalla Santa Sede, il 20 dicembre del 2002. E il 5 ottobre del 2003, Papa Giovanni Paolo II iscriveva Daniele Comboni sulla lista dei Santi.
La storia di suor Bianca prosegue con le vicende del suo trasferimento a Wau, dove ha gestito il dispensario per sei anni, affiancando questa attività infermieristica all’assistenza ai detennuti in carcere. Poi il dispensario venne chiuso, perché in quegli spazi fu aperta una scuola infermieristica, Intanto però le condizioni di salute di suor Bianca peggiorano: rientra in Italia nel 2016, muore due anni dopo.
Serena Spinazzi Lucchesi