«Una notte di Natale, mentre celebrava la Santa Messa, don Luigi Tonetto vide entrare in chiesa un “pistolero”. Si disse allora: Questo è qui per me. E si aspettava che cercasse una provocazione per farlo fuori. Vedendolo in fila per fare la comunione, pensò: Ecco il pretesto che cerca… E non sapeva cosa fare. Improvvisamente si ricordò di quando Gesù, durante l’ultima cena, diede un boccone a Giuda. E così ha fatto pure lui: ha dato la comunione a quell’uomo armato. Che l’ha presa, l’ha sputata per terra e se n’è andato. I fedeli allora hanno prontamente recuperato la particola per deporla con grande devozione nel presepe». Lo racconta a GV don Paolo Ferrazzo, direttore dell’ufficio missionario diocesano, più volte in visita alla missione del sacerdote fidei donum. «Don Luigi – continua –, nel raccontare questo episodio, mi spiegava: Ho imparato in quel momento dal mio popolo quanto era grande la sua fede». In Brasile ci era arrivato all’età di appena 27 anni; da allora vi ha trascorso tutta la sua vita, fino al 10 ottobre scorso, quando è morto dopo lunga malattia. Aveva 83 anni, gli ultimi dei quali segnati da gravi problemi di vista e da una salute sempre più malferma.
Don Luigi Tonetto nasce a Jesolo nel 1940. La sua famiglia, di Passarella di Sotto, è generosa quanto a vocazioni: ha sei fratelli, di cui uno, Sergio, missionario come lui in Brasile; un altro, Sisto (frate cappuccino), in Angola; e una sorella, Gemma, suora orsolina a Breganze (Vicenza).
È il fratello Giuseppe a ripercorrerne la vita: «Ordinato dal Patriarca Urbani nel 1965, è stato per un anno cappellano a San Marco Evangelista, a Mestre, prima di imbarcarsi («letteralmente», precisa il nipote Marco), da Genova, per il continente sudamericano, assieme ad altri 22 preti da tutta Italia… Arriva in Brasile nella diocesi di Senhor do Bonfim (Bahia), dove rimarrà per tutta la vita girando varie parrocchie». Alla fine saranno sei. Da più di una è dovuto andarsene, perché minacciato. Infatti, racconta don Ferrazzo «si batteva per i “senza terra”, in modo che tutte le famiglie dei contadini avessero un pezzo di terra». «Tant’è – conferma Giuseppe Tonetto – che è stato coordinatore del loro sindacato, con il quale si è trovato in lotta contro i latifondisti… Fra le iniziative sociali ricordo la costruzione di quattro mulini per la manioca, con la collaborazione e il contributo di alcune organizzazioni jesolane e la costruzione di centinaia di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana (lì la siccità è sempre stato un grosso problema e non ci sono acquedotti)».
Don Ferrazzo dal canto suo fa presente che «don Tonetto ha contribuito a far nascere alcune aziende agricole per i poveri, una delle quali solo per donne che lavorano la manioca e la trasformano in prodotto da forno. Sono realtà ancora adesso importanti per l’economia locale».
La sua permanenza in Brasile è durata 57 anni. Don Ferrazzo – che ha celebrato nella chiesa di Passarella una messa in suo suffragio – li riassume così: «È vissuto davvero per la sua gente, servendo, in nome di Cristo, il suo popolo. Era un uomo semplice. Ha ricoperto anche l’incarico di rettore del seminario della sua diocesi: per un periodo non lungo però, perché preferiva il contatto con la gente. È partito molto giovane senza niente… e senza niente è morto, ospitato negli ultimi tempi dal suo vescovo. Per le comunità che ha servito rappresenta un modello di vita sacerdotale. Tanto che ora è sepolto – cosa piuttosto inconsueta – nella cattedrale di Bonfim».
Lunedì 30 alle ore 18.30 nella Chiesa di Santa Maria Assunta a Passarella sarà il Patriarca Francesco a celebrare una Messa in suffragio.
Giovanni Carnio