A Caorle, in una serata crepuscolare, venerdì 16 giugno è iniziata la seconda edizione del Premio Luigi Amicone: una tre giorni di incontri e dibattiti con un titolo evocativo: “Chiamare le cose con il loro nome”, con la partecipazione di Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, intervistato dal direttore della rivista Tempi, Emanuele Boffi, sul tema “Politica alla prova”.
A dispetto delle condizioni meteo, la gremita sala comunale ha avuto, sin dalle parole di saluto del sindaco Marco Sarto, piena nitidezza sui temi politici che sarebbero stati affrontati, ma nella cornice valoriale in cui l’uomo appare con i suoi mille volti dell’amore e dell’amicizia, con le sue paure e le sue gioie fino a vangare gli spazi di socialità.
Un incontro dunque in cui Mantovano, anche per la sua decennale collaborazione con Tempi, si è sentito parte di una comunità, cui ha fornito risposte sui primi mesi di governo, sulle sfide che l’esecutivo sta affrontando in Europa, cercando di rappresentare una lettura senza enfasi e realistica del manifesto di Ventotene; sul conflitto ucraino, nonché sulle conseguenze della crisi alimentare nei paesi magrebini, che concorre a provocare i flussi migratori; sul Pnnr e sull’approvvigionamento energetico.
Ma il filo conduttore delle sue riflessioni si è snodato soprattutto, sotto il profilo antropologico, in un mondo in cui l’uomo con “l’universo dei suoi legami” ed il suo mondo culturale sta sulla frontiera, immerso nella quotidianità, ma pronto a porsi le domande ultime, quelle cioè che scavano dentro l’anima per guardare ciò che sta al di là.
Orizzonti lontani allora, che intercettano la gigantesca persona del beato Rosario Livatino, il giudice ragazzino che aveva a cuore la giustizia mai disgiunta dal rispetto della dignità dell’uomo e delle sue “garanzie difensive fuori e dentro il processo”.
Tutto sul crinale della politica al servizio dell’uomo, approfondendo l’attuale dibattito sulla maternità surrogata e la denatalità, e avendo tuttavia come paradigma l’espressione di Grozio “etsi Deus non daretur”, comportarsi come se Dio non esistesse, nel capovolgimento però operato da Papa Benedetto XVI “veluti si Deus daretur, come se Dio ci fosse”.
Sono emerse dunque due coordinate che si intrecciano tra loro: da una parte l’umanità che rende le creature umane uguali; dall’altra parte la pluralità dei pensieri e delle anime con un differente credo religioso.
È indubbio che Mantovano ha, nel corso della conversazione, privilegiato la dignità delle persone che percorrono i sentieri del nostro tempo “come se Dio ci fosse”, in conformità al panorama di sfondo in cui l’essere umano si interroga nel cercare il non conosciuto.
In sintesi, la scoperta della cultura della speranza che consente di continuare a sperare nell’umanità, sensibile ai segni dei tempi.
Una conversazione con un credente in chiave laica che non si rassegna passivamente davanti ai problemi reali.
Michele di Bari
Il Sottosegretario Mantovano a Caorle: tenere desta la cultura della speranza
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