“Il peggiore dei finali non cancella mai un inizio”: dice così una canzone che piaceva molto a Giacomo Girotto, il ragazzino di 11 anni mancato qualche giorno fa e i cui funerali sono stati celebrati ieri nella chiesa parrocchiale della sua Eraclea.
Quella frase dice bene la ricchezza lasciata da Giacomo nella sua purtroppo brevissima vita. La mamma Elisa l’ha ricordata nella testimonianza che ha letto all’inizio della Messa delle esequie. «Giacomo – ha ricordato la mamma – nonostante il rifiuto, la paura e il dolore, ha affrontato la malattia, le terapie e l’intervento a volte con rabbia, con tristezza, altre volte persino cantando. E noi vogliamo ricordarlo così, per quel ragazzo appassionato che è sempre stato».
«In questa sofferenza – ha sottolineato ancora Elisa – non siamo stati soli ma in molti, moltissimi, ci avete sostenuto e camminato con noi. In quest’anno così difficile lui ha vissuto anche molti momenti felici e questo soprattutto grazie a voi: a voi amici di sempre dai tempi del nido, a voi carissimi compagni di 5^A, che lui considerava la sua seconda famiglia; a voi maestre speciali che lo avete coccolato, abbracciato, supportato in questi cinque anni di scuola, a voi amici di 1^ C che lo avete accolto con amore, a voi che avete giocato on line con lui a Fortnite a qualsiasi ora per fargli compagnia; a voi che gli avete scritto ogni giorno facendogli sentire il vostro affetto, a voi che avete girato con lui video di cucina, la sua passione, a voi che lo avete accompagnato sulla neve questo inverno e lo avete sostenuto in montagna quest’estate. Siete voi che gli avete regalato molti ricordi belli in questo ultimo anno».
Il papà Francesco ha proseguito il ringraziamento e ha offerto la sua testimonianza di fede cristiana: «Siete stati le nostre forze quando non ne avevamo più. Siete un esercito che ha pregato incessantemente per noi e per la guarigione di Giacomo e so che ora la sensazione è quella di sentirsi sconfitti, che le nostre preghiere non siano state ascoltate da Dio. La verità è che l’unica preghiera che c’è, e la più difficile da dire, è quella del Padre Nostro, perché dire “sia fatta la tua volontà” è una frase umanamente impronunciabile, perché è un abbandono totale alla volontà del Padre e non alla nostra».
Ma pur straziati dal dolore, la speranza non si spegne: «Dio – ha continuato il papà di Giacomo – ha uno strano modo di amare, dona ad ognuno di noi una croce, come a Gesù. Una croce che pesa e non si può portare da soli, e che non ti puoi togliere. Ma Dio promette che la croce è la via della salvezza. Allora noi, che siamo un esercito, chiediamo a Dio che ci faccia vedere dov’è questa salvezza. Iniziamo la celebrazione con un canto, “La croce gloriosa”, chiedendo a Dio che compia ciò nella nostra vita».