La chiesa parrocchiale di S. Maria Concetta a Eraclea compie novant’anni. Ricostruita da cima a fondo e consacrata 90 anni fa dal card. La Fontaine (era il 10 maggio 1930), vive questa ricorrenza in concomitanza con il 50esimo di sacerdozio del suo parroco, mons. Angelo Munaretto.
Questo spiega la presenza, domenica 18 ottobre, del Patriarca Francesco Moraglia per presiedere la Santa Messa delle ore 10. Una storia, quella della parrocchia, dominata dalla figura del primo parroco, don Giovanni Ghezzo. La Grande
Guerra. La chiesa originaria era stata rasa al suolo durante la Grande Guerra. Tante le vicende belliche ripercorse dal libro “La chiesa di Santa Maria Concetta di Eraclea compie novant’anni”, edito da CID, e documentate negli archivi de “La Voce di San Marco”, di “Gente Veneta”, del “Gazzettino” e della parrocchia, e dai racconti di alcuni testimoni. L’antico nome del paese, Grisolera, nasce dall’imponente presenza delle “grisiole”, canne palustri dal colore grigio.
L’invasione. Dopo la disfatta di Caporetto, il paese è occupato dalle truppe austro-ungariche. Molta gente, per fuggire a bombe, malattie e miseria, si rifugia a Torre di Mosto. Poiché il campanile può diventare un osservatorio utile al nemico, si pensa di abbatterlo. È salvato in extremis. L’11 novembre 1917, municipio e chiesa cadono sotto le bombe italiane. Nel giugno del ’18 fallisce l’offensiva nemica per conquistare Venezia passando attraverso il Piave. A fine ottobre una controffensiva italiana libera Grisolera, che ormai appare però devastata da guerra e malaria: si contano 1.200 morti su 4.500 abitanti.
La ricostruzione di don Giovanni Ghezzo. Nel gennaio 1919, un don Giovanni tutto pelle e ossa, che ha provvisoriamente fatto sistemare una baracca sul vecchio sagrato, si batte, contrastato dalle maggiori autorità, per una nuova chiesa. È pronto un progetto che aveva concorso per l’edificazione del tempio votivo al Lido di Venezia. Nel gennaio del 1920 si posa la prima pietra. Don Giovanni si appella «Ai signori proprietari e ai Capi famiglia» per completare l’incredibile somma occorrente: un milione e duecento mila lire; nel frattempo ne ha già insperatamente raccolti due terzi. L’impresa riesce, soprattutto grazie alle piccole offerte della povera gente. Si ricostruisce anche un nuovo asilo (il precedente era andato distrutto).
Muore don Giovanni, saldando i debiti. Il 1° febbraio 1938, don Giovanni, ormai molto provato, muore a 62 anni. Non voleva andarsene prima di aver saldato ogni debito. Ce l’ha fatta. In tasca gli restano 25 centesimi. Lo Stato, eccezionalmente, concede che la salma sia traslata e sepolta in chiesa, all’interno del presbiterio. Il 4 novembre 1950, Grisolera, grazie al presidente Einaudi, può tornare a chiamarsi “Eraclea”, come attesta una lapide all’entrata della chiesa. Il successore di don Ghezzo, don Romano Gerichievich, nel ‘56 ottiene dal Patriarca Angelo Roncalli (futuro San Giovanni XXIII) di riportare a S. Maria Concetta, con una calorosa e festosa processione di popolo, il corpo di S. Magno, fondatore e primo vescovo della città, custodito da secoli a Venezia, a San Geremia. Il vescovo Magno (580-670) aveva messo al riparo dalla minaccia dei Longobardi la sua gente sull’isoletta di Melidissa, eletta poi sede episcopale col nome di Heraclia.
Due obiettivi mancati. La chiesa non ha ottenuto il titolo di Duomo e Cattedrale. E don Romano non è riuscito a strappare il placet per l’erezione del campanile. Di lì in poi si sono succeduti diversi lavori di arricchimento e restauro. Su cui, però, la documentazione in archivio parrocchiale appare carente. Tra questi, spicca la realizzazione, nel ’46, dell’altare marmoreo dedicato all’Immacolata. E le statue lignee della Vergine con bambino e di S. Giuseppe, recuperate dalla chiesa precedente. Del ’74 è l’altare maggiore. Infine, due rifacimenti del tetto.
Giovanni Carnio