Che pensare della vicenda dell’uomo che in via Danimarca ha passato ore sul tetto prima di gettarsi a terra? E in particolare delle frasi dette dai presenti che lo incitavano a buttarsi, o dell’applauso che c’è stato al momento della caduta e dei commenti molto duri apparsi nei social? E la gente di Jesolo è ostile agli immigrati?
Innanzitutto dico che Jesolo è una città disponibile all’accoglienza e non solo nel campo del turismo. Tantissimi stranieri passano per le nostre strade. Un segno di questa apertura è la struttura della Croce Rossa che, non solo oggi, ma anche nel passato, ha visto arrivare persone provenienti da paesi in guerra e bisognose di soccorso.
Ma in questo periodo tira una brutta aria. Che cosa intendo? Ritengo che alcuni mass media e personaggi politici volutamente sfruttano la difficile situazione dovuta all’imponente e difficilmente controllabile mobilità di persone che scappano dai loro paesi per alimentare un odio ingiustificabile.
Lo fanno confondendo i piani, passando cioè da un giusto richiamo alla legalità e difesa dei diritti dei cittadini italiani all’odioso disprezzo per la persona umana.
Da una parte infatti è giusto e doveroso che ogni cittadino possa esprimere la sua critica ai modi con cui vengono gestiti i centri di accoglienza, ai tempi eterni impiegati per giungere al riconoscimento di rifugiato per motivi umanitari e agli interessi di denaro che, in alcuni casi, si muovono dietro le organizzazioni che si impegnano nell’accoglienza.
Tutte queste osservazioni e critiche devono trovate dei canali politici per arrivare a chi ha il potere di decidere e di migliorare le cose. Dobbiamo pretendere che siano attivate delle procedure chiare e snelle perché la risposta al flusso migratorio sia più efficace e più rispettosa dei diritti di tutti. La critica è legittima come legittimo è pretendere dai politici un’azione trasparente e onesta.
Ma c’è un altro piano che deve essere decisamente distinto dalle problematiche sopra ricordate. Si tratta del rispetto della persona: non c’è nessuna ragione che possa permettere a un uomo di gioire della sofferenza e della morte di un altro uomo (fosse anche un uomo che ha commesso qualcosa di sbagliato). Non c’è nessuna scusa che giustifichi il rifiuto dell’aiuto ad una persona che ne ha reale bisogno.
Quando un’ideologia malata e ignorante trasforma un uomo in nemico solo perché appartiene a un altro popolo, lì avviene una sfasatura del rapporto umano che è pericolosissima perché legittima l’odio.
È questa ideologia malata che spinge a gioire per la disgrazia di un povero uomo che si butta dal tetto di una casa in via Danimarca a Jesolo, o come, tempo fa, permette di ridere su un ragazzo africano che annega nel Canal grande a Venezia. Sono fatti gravi, non solo per la battuta cinica di qualcuno, ma perché sono segni di una grande e pericolosa confusione sui valori fondamentali del vivere.
Ragioni legittime di preoccupazione di fronte alla presenza di immigrati sono diventate pretesto per alimentare odio irrazionale che annebbia i valori su cui si fonda la nostra civiltà.
Dobbiamo stare attenti a questa confusione; dobbiamo cogliere e condannare tutti coloro che sfruttano questo delicato momento per alimentare rabbia e odio. Il cristiano, in particolare, è chiamato a vigilare e contrastare, in nome di Gesù, ogni sopraffazione dell’uomo sull’uomo.
Don Lucio Cilia
(parroco di Santa Maria Ausiliatrice e Ss. Liberale a Mauro a Jesolo)