Domenica 26 novembre cala il sipario sul centenario che in questi mesi ha ricordato quella data “fatidica”: il 29 giugno 1923 don Giovanni Bertola celebrava la prima messa a Stretti.
Ora il parroco, mons. Davide Carraro, ripercorre i festeggiamenti dell’anniversario: «Li abbiamo aperti con la festa del patrono, San Tiziano, la terza domenica di gennaio, coinvolgendo i bambini delle elementari: a febbraio hanno animato una serata teatrale, raccontando cosa significhi per loro questa ricorrenza; poi hanno scelto il logo del centenario. E realizzato, con le insegnanti, un mosaico. A maggio, è stato benedetto un cippo celebrativo. A settembre è andato in scena uno spettacolo “storico”, che ha già avuto due repliche». Domenica prossima, dunque, la chiusura, con messa alle 11 e pranzo comunitario.
Cosa hanno portato a Stretti i festeggiamenti? «Hanno permesso di rivisitare la storia del paese: la costruzione della chiesa, il “fenomeno” del carismatico don Giovanni Bertola… Sono stati l’occasione per parlarne ai più piccoli. La comunità cristiana, coincidendo peraltro il 26 novembre con il 57° anniversario della dedicazione della chiesa, vi ha trovato un forte riscontro identitario».
Lo spettacolo “Stretti, 100 primavere e ancora primavera” ha raccontato un paese in trasformazione. Quali sono oggi i fattori di maggiore spinta al cambiamento? «La vitalità del paese la vedi nel lavoro con le famiglie giovani, nel coinvolgimento dei genitori della scuola d’infanzia parrocchiale… Qui attorno ruotano diverse presenze significative, che testimoniano che viverci è un investimento. Non esiste un vero centro, però intersechiamo una via di comunicazione importante e trafficata. I nostri parrocchiani si riconoscono nella loro comunità e se ne prendono cura, malgrado le risorse economiche siano quelle che sono».
Mons. Carraro ha apprezzato la partecipazione della gente ai vari momenti celebrativi. Il pezzo forte sarà, a suo giudizio, l’imminente chiusura del centenario: «Il Patriarca, nell’impossibilità di esserci, ha inviato un messaggio accompagnato dalla sua benedizione. Abbiamo invitato p. Valerio Valeri, sacramentino, oggi parroco a Pescara, unica vocazione al ministero ordinato che appartiene alla nostra terra. Altri momenti salienti sono stati la benedizione del monumento e, almeno per la comunità cristiana, l’apertura dei festeggiamenti».
Quale la qualità più bella della gente di Stretti? «L’accoglienza e la capacità di vedere i bisogni gli uni degli altri», è la pronta risposta del parroco. E il ruolo di Stretti rispetto al territorio circonvicino? «È un luogo di passaggio sulla San Donà-Caorle; forse un po’ defilato nella geografia del Comune: così, tanti ragazzi di Stretti scelgono di andare a scuola a San Donà piuttosto che a Eraclea. Le famiglie però sono legate al territorio e si sentono ancora di Stretti. Se poi i figli per ragioni economiche si spostano a San Donà o Torre di Mosto, restano tuttavia attaccati alle loro radici familiari… E parrocchiali».
Giovanni Carnio