Non ha mai sparato un colpo contro le navi, perché di navi in procinto di attaccare Venezia, per fortuna, cent’anni fa non ce ne sono state. Ha sparato invece qualche colpo nei giorni della rotta di Caporetto e in occasione del bombardamento di Venezia durante la Grande Guerra.
Oggi, un secolo dopo, la batteria Pisani a Ca’ Savio torna a vivere con tutt’altro scopo. Domenica 9 è stata riaperta al pubblico dopo un restauro durato un anno giusto. E diventa un luogo bello da vedere per la qualità della sua architettura, per la vista che si gode dalla sua terrazza più alta e per le tre mostre che ospita.
Il forte, costruito nel 1912, è ora un museo. Un museo di se stesso: visitandolo, si può capire com’era realizzata una struttura difensiva di primo Novecento e si può intuire come vi si vivesse.
E grazie alle tre mostre allestite si entra nel clima e nella storia della tragica prima guerra mondiale. Sono tanti i cimeli esposti: fucili, bombe, granate, ma anche elmetti e abbigliamenti dei soldati… Poi un quadro delle altre strutture militari del Litorale nord che, proprio per la sua posizione, arrivò ad ospitarne circa duecento, fra grandi come la batteria Pisani e piccole.
E infine un’ esposizione ricca di foto e di testi su come si è svolto il restauro della Pisani, su come si è intervenuti e su che cosa c’era prima… Sì, perché fino a pochi anni fa questo era il regno della vegetazione spontanea e dell’abbandono. (G.M.)
(Un più ampio articolo nel prossimo numero di Gente Veneta, in distribuzione da giovedì 13)