Quella di Trump e Melania è diventata una soap opera. Nemmeno un minuto delle italo giornate presidenziali è scampato alla vivisezione dei media. A far notizia non sono state le parole. Anzi. ll non detto coniugale è stato principe del gossip nostrano.
Ed è finito addirittura sulle prime pagine dei giornali. La mano negata al marito mentre scendevano dalla scaletta del “Trump force one” è diventata «segno di maretta matrimoniale», no, «invece è sintomo del fatto che lei non vuole apparire donna oggetto», macché oggetto, «siamo di fronte a capricci da bambina».
Abbiamo scomodato esperti di linguaggio non verbale, psicologi, astrologi, avvocati divorzisti. Ma per dire cosa? «Le spalle di Melania vanno giù. Il suo sorriso è sempre più spento. Lancia sguardi furtivi. È tesa e infelice».
Ma come pensiamo di poter giudicare una persona, un rapporto familiare, un amore, seppur atipico, da due gesti fatti tanto per fare? E poi cosa ci cambia sapere, fosse vero, se i Trump si accapigliano o meno tra le stanze della Casa bianca e poi s’ignorano per vendetta durante i viaggi istituzionali?
È indubbio che la tentazione di sbirciare dalla serratura della famiglia più potente del pianeta faccia parte di ciascuno di noi. Ma pontificare sulle smorfie di un comune mortale, first lady americana che sia, è una pura perdita di tempo e d’inchiostro.
Non è che tutta questa ingordigia voyeuristica a stelle e strisce ci ha distolti dal fatto che a Taormina i 7 uomini più influenti del mondo, capitanati da Trump, hanno deciso cose che riguardano le sorti di tutti noi? E che forse neppure ricordiamo, pur avendo visto il tigì?
Giulia Busetto