«I dati Istat dimostrano la grande generosità del tessuto imprenditoriale delle medie e piccole imprese venete. Infatti, a fronte di una carenza di liquidità che interessa quasi il 50% delle aziende e ad una previsione di calo della domanda, solo il 9% dichiara d’esser ricorsa alla riduzione del personale. Ma la conseguenza è che gli imprenditori e le aziende stanno mettendo in campo i “tesoretti” accumulati nel lavoro di anni. Perciò viene meno la possibilità di fare o programmare investimenti futuri. Tale circostanza pregiudica la compiuta ripresa economica e rende imprescindibile oltre che urgentissimo un intervento pubblico a favore del rilancio dell’economia con politiche attive a sostegno del lavoro e di diminuzione della pressione fiscale, particolarmente per le piccole e medie imprese».
Lo rileva il presidente di Apindustria Venezia, Marco Zecchinel che commenta l’indagine realizzata dall’Istat su come le imprese nazionali stanno vivendo l’emergenza sanitaria in corso.
Tra le 103 mila imprese venete prese in considerazione, il 29,1% è riuscito a rimanere attivo per tutto il lockdown, il 32% ha interrotto l’attività, ma ha potuto riprendere prima del 4 maggio, mentre il rimanente 38,9% ha visto una sospensione dell’attività almeno fino al 4 maggio (in alcuni casi anche oltre).
Le imprese cessate o che non prevedono di riprendere l’attività entro la fine del 2020 sono l’1,4%. La percentuale ridotta di cessazioni è un dato confortante. Ma resta l’indebolimento generale e grave del sistema produttivo.
Gli effetti che destano particolare preoccupazione sono principalmente legati alla carenza di liquidità: sia in Italia che in Veneto circa una impresa su due prevede una mancanza di liquidità per far fronte alle spese nel corso del 2020 (51,5% in Italia, 49,3% in Veneto) e più di una impresa su tre prevede seri rischi operativi e di sostenibilità dell’attività (38% in Italia, 35,1% in Veneto).
Oltre il 30% delle imprese venete teme inoltre che si ridurrà la domanda nazionale e locale dei propri prodotti e servizi; per un ulteriore 19% delle imprese aumenteranno i prezzi delle materie prime, dei semilavorati o degli input intermedi e il 18,8% prevede una riduzione della domanda estera.
Soltanto il 13,5% delle imprese venete dichiara di non aver avuto alcun particolare effetto sull’attività della propria impresa a causa dell’emergenza sanitaria.
Il fabbisogno di liquidità generato dalla crisi legata all’emergenza sanitaria ha spinto il 43,5% di esse a ricorrere a un nuovo debito bancario, anche tramite le misure di sostegno disposte in materia.
Le risposte delle imprese alla crisi spaziano tra soluzioni reattive e vere e proprie strategie proattive. In questa circostanza quelle venete hanno dichiarato che la principale strategia adottata per rispondere alla crisi causata dall’emergenza sanitaria è la riorganizzazione dei processi e degli spazi di lavoro o commerciali, che riguarda il 18,9% delle imprese.
Le altre principali azioni intraprese riguardano la modifica o l’ampliamento dei canali di vendita o dei metodi di fornitura o consegna dei prodotti o servizi (14,6% delle imprese venete) e il differimento o annullamento dei piani di investimento (14,5%).
I dati a livello nazionale mostrano come il differimento o l’annullamento dei piani di investimento sia stato attuato soprattutto dalle medie e grandi imprese, in particolare quelle che producono beni d’investimento, e quelle attive in settori connessi alle filiere internazionali della produzione e del commercio.
Alla riduzione sostanziale del numero dei dipendenti ha fatto ricorso il 9,2% delle PMI; a livello nazionale è possibile osservare come questa strategia sia più frequente nelle piccole e micro imprese, in particolar modo attive nel commercio, trasporti e magazzinaggio, attività di alloggio e ristorazione, settori tra i più colpiti dalla crisi.
L’accelerazione della transizione al digitale, una delle strategie maggiormente volte al cambiamento tra quelle rilevate, interessa solamente il 7,5% delle imprese venete, ma rappresenta una delle strade da perseguire inevitabilmente nel prossimo futuro, con rinnovato slancio e prospettiva.