Due veneziani doc, che hanno scelto di continuare a credere nella città, avviando una nuova avventura lavorativa che sta già portando molte soddisfazioni.
Il ristorante Venetika è stato inaugurato ad agosto scorso da Marino Oniga (dei Biri) e Raffaele Scarpa (di via Garibaldi, residente a Cannaregio), proponendo alla clientela uno stile moderno e raffinato, con travi a vista, pavimento in gres, pentole in rame appese al soffitto e paline in miniatura utilizzate per i tavoli riservati. Il locale, situato in calle Calesele, a pochi passi da campo del Ghetto e rimasto chiuso dal 2017 in seguito alla cessata attività dei precedenti titolari precedenti, è stato rilevato dai due soci nel 2023. Una scelta avvenuta dopo aver venduto il ristorante gestito dai due fino al 2022 a San Barnaba. Uno spazio, quello avviato a Cannaregio, restaurato completamente e dove oggi lavora un cuoco, anche lui veneziano, che per 30 anni ha svolto la professione a Mestre.
«Il mio primo locale – racconta Oniga, ripercorrendo le numerose esperienze passate nel settore, sue e del socio, come nel caso di Un Mondo di Vino a San Canciano – l’ho aperto nel 2001. Ci siamo tuffati in questa nuova esperienza con tutte le difficoltà del caso, a cominciare dal reperimento del personale, difficilissimo, specie nell’ambito degli addetti di sala. Adesso abbiamo trovato due studentesse, che con lo stipendio si mantengono agli studi. Lavoriamo molto con i veneziani: è una delle poche zone rimaste, questa, con un’alta concentrazione di abitanti. A San Barnaba ricordo invece che c’erano perlopiù seconde case e affittacamere, tanto che i clienti erano soprattutto turisti. Siamo contenti di aver messo in piedi un locale per i veneziani, anche se va sottolineato che senza turismo avremmo già chiuso. I residenti sono ormai troppo pochi».
Se al momento dell’apertura gli avventori erano per l’80% residenti, oggi la percentuale dei turisti è aumentata, arrivando ad un 50% per l’una e per l’altra categoria. All’ingresso, ad accogliere i clienti c’è un bancone con allestite le pietanze tipicamente veneziane più amate: dal baccalà («facciamo parte della Confraternita del baccalà mantecato») al saor, fino ai folpetti. Tutti prodotti d’alta qualità. «Proponiamo piatti di pesce e di carne, portando avanti la tradizione locale. Cosa spinge ad investire su Venezia? Me lo chiedo anche io (ride, ndr)… La passione per questo mestiere sicuramente. È un lavoro duro, – dice Oniga – ormai in mano a tanti stranieri: di gente che ha voglia di portarlo avanti ce n’è ormai poca. Si finisce tardi e i margini di guadagno sono sempre più risicati. Energia e merce sono sempre più care e, se si mettono sul piatto della bilancia impegno e ricavato, si tende ad optare per altri settori. Senza considerare gli affitti alti. Chissà, forse gli stranieri sono più abituati di noi al sacrificio…».
Marta Gasparon