“Il mondo agricolo attraversa una grave crisi: difficoltà di applicazione dei nuovi regolamenti comunitari; i vincoli stringenti per la sostenibilità; i rincari dell’energia e delle materie prime; la mancanza di manodopera, che sembra uno dei fattori più limitanti. Per affrontare tutte le sfide sul tappeto serve una forte azione sindacale sia in ambito provinciale che regionale, per portare proposte solide a livello regionale, nazionale e comunitario”.
Stefano Tromboni è nato a Cavarzere ed ha 62 anni, proviene da una famiglia di agricoltori. Il nuovo presidente di Confagricoltura Venezia è titolare di un’azienda viticola e, dal 2017, è presidente del Gruppo Cantina di Cona. Laureato in Scienze Agrarie, è stato a lungo dirigente di consorzi pubblici nel settore ambientale e della gestione dei rifiuti e, in questo ambito, ha anche contribuito alla istituzione di “Azienda pulita”, servizio di raccolta dei rifiuti provenienti da attività agricola in provincia di Padova. Alla guida di Confagricoltura Venezia, Tromboni succede al presidente Marco Aurelio Pasti, già presidente dei maiscoltori italiani.
Presidente, qual è oggi il ruolo di Confagricoltura Venezia?
Confagricoltura gioca e deve continuare a giocare un ruolo importante nelle azioni sindacali a favore del mondo agricolo. Ho particolarmente apprezzato, infatti, il ruolo “politico” che, durante il suo mandato, il Presidente Marco Aurelio Pasti ha esercitato insieme al Consiglio direttivo. Ho potuto anche rilevare l’elevato spessore tecnico e la preparazione, presente a tutti i livelli, anche all’interno degli uffici della struttura, il che mi porta a pensare che si possa contare su competenze in grado di offrire ai soci consulenze e servizi di qualità elevata.
Quali sono le priorità del suo programma?
Abbastanza difficile definire le linee definitive di un programma in un contesto che vede il mondo agricolo nel bel mezzo di una vera e propria crisi sia economica che “mediatica”. L’agricoltura, infatti, spesso in modo del tutto infondato, è accusata di essere un attore più inquinante che produttivo nel panorama mondiale. Ho notato in molti agricoltori una sorta di “depressione” derivata forse dallo scarso riconoscimento per gli investimenti cospicui realizzati, dagli sforzi di far combaciare le esigenze economiche con quelle ambientali, in relazione all’andamento dei prezzi dei prodotti, che non vanno assolutamente di pari passo con quelli delle materie prime.
Lei viene dal mondo vinicolo: quale ruolo ricopre la provincia di Venezia in questo specifico settore?
Il comparto viticolo-vinicolo, che io rappresento come presidente della Cantina di Cona, ricopre un ruolo trainante nel panorama attuale: la provincia di Venezia, insieme a quella di Treviso, costituisce il vero e proprio motore attivo del settore agricolo. Il volano del Prosecco ha contribuito in maniera determinate allo sviluppo della viticoltura e dovrà essere prioritario l’impegno per salvaguardare al massimo la denominazione. I vari Consorzi di tutela stanno lavorando a questo scopo e sta a noi viticoltori seguire le indicazioni che vanno verso la assoluta sostenibilità ambientale del prodotto e la lotta alla flavescenza dorata che rischia di diventare un vero e proprio flagello.
Ci può descrivere la Cantina di Cona, di cui lei è anche presidente?
Il Gruppo comprende una S.p.A. operativa in diversi ambiti sempre legati all’attività agricola, una Cooperativa di trasformazione delle uve conferite dai Soci ed una azienda agricola denominata “Le Vigne del Dogado”. Il gruppo Cantina di Cona è diventato il maggior gruppo vitivinicolo della parte sud del Veneto con circa 320 Soci, 2.000 ettari afferenti e 310.000 quintali di uva lavorata nella campagna 2022. La maggior parte delle uve conferite dai soci sono riconducibili al Prosecco Doc ed al Pinot Grigio Doc delle Venezie, da sottolineare, inoltre, che circa il 30% delle uve lavorate sono provenienti da agricoltura biologica, segno tangibile della sensibilità degli agricoltori per la sostenibilità”. Anche l’azienda agricola della Cantina, le Vigne del Dogado, infatti, conta 170 ettari tutti biologici.
Quali sono, secondo lei, i settori agricoli che soffrono di più la crisi attuale?
Direi che è abbastanza difficile (viticoltura a parte) trovare un settore che non sia in evidente difficoltà. I costi di produzione, l’andamento climatico, i regolamenti comunitari, la burocrazia, la contingenza dei mercati mondiali, e, ciliegina sulla torta, la nuova Pac, stanno creando preoccupazioni a 360 gradi per il mondo agricolo. Le aziende a seminativi, siano essi cereali, soia o bietole, quelle zootecniche, sia da carne che da latte, hanno, infatti, dovuto riprogrammare le scelte, riconsiderare gli investimenti, differenziare le coltivazioni, in vista di un futuro che comunque non appare certamente roseo.
Stefano Tromboni nuovo presidente di Confagricoltura Venezia: «Ecco i problemi da affrontare»
Share This
Next Article