Si può usare il 10% in meno di fertilizzanti? E produrre il 15% in più di prodotto? La risposta è sì, se si pratica l’agricoltura di precisione, e ora ce n’è anche la prova pratica.
La prova è stata condotta, con il coordinamento di Confagricoltura Venezia, in due campi di 20 ettari l’uno, nella zona di Chioggia, coltivati entrambi a mais. Ma uno in modo innovativo e l’altro secondo consuetudine.
«Circa il fertilizzante – Nazzareno Augusti, responsabile di zona di Confagricoltura Venezia – si è visto che controllando i dati, e distribuendo la dose giusta proporzionata alle necessità delle singole porzioni di terreno, è stato possibile diminuire di circa il 10% le quantità impiegate con un vantaggio economico e una notevole riduzione dell’impatto ambientale. Ma l’agricoltura di precisione ci ha dimostrato che ogni zona del campo ha bisogno anche di una specifica quantità di semi, evitando una semina imparziale, in questa fase abbiamo distribuito circa il 2% di seme in più perché dove il terreno lo permetteva sono aumentate le piante seminate. Infine si è visto quanto i processi avviati, abbiamo portato complessivamente ad una maggiore resa del campo con un aumento del 14-15% di granella di mais».
Risultati cui sottostà una logica di fondo. Questa. Uno stesso campo non è tutto uguale: in certe zone è più umido, in altre meno, in alcune è più ricco di sostanza organica e di nutrienti e in altre meno, e non è uguale ovunque l’esposizione agli eventi e alle condizioni climatiche. Conoscere queste differenze, con le adeguate tecnologie, permette di concimare, seminare e intervenire in maniera differenziata, ottenendo risultati migliori sia in qualità che in quantità. È il senso dell’agricoltura di precisione, una pratica che si va diffondendo e che rappresenta il futuro di larga parte del lavoro in agricoltura.
«Spesso si tende a pensare che l’agricoltura di precisione sia uno strumento che può valere soltanto per aziende molto grandi, ma questo studio dimostra che non è così», commenta Marco Aurelio Pasti, presidente di Confagricoltura Venezia. «Le aziende del nostro territorio sono piccole e medie e per alcune specifiche attività si servono di terzisti che hanno a disposizione anche strumenti aggiornatissimi, ma spesso non pienamente utilizzati e valorizzati come seminatrici in grado di dosare in dettaglio la quantità di semi o trebbiatrici capaci di verificare altrettanto in dettaglio la resa effettiva del prodotto in ogni porzione di campo. Lo studio di Chioggia quindi diventa un motore che ci permette di accelerare la diffusione dell’agricoltura di precisione nella realtà concreta e quotidiana delle nostre aziende».