Andare in pensione è un trauma. Ma è anche una grande occasione di libertà. Lo rileva il Patriarca che, a margine del tradizionale incontro di Natale con i giornalisti, riflette – a partire da un episodio conmcreto – su uno dei passaggi importanti della vita di una persona.
Un passaggio che non fa notizia, un genere, ma che tocca l’esistenza: «Tutti siamo pronti ad andare in pensione – osserva mons. Moraglia – quando ne siamo lontani. Quando entriamo in questa fase della vita, invece, le cose cambiano».
La ragione è chiara: «Prima sei qualcuno, che viene identificato con un ruolo; e se il tuo ruolo è importante, o ritenuto tale, sei al centro dell’attenzione». Le cose cambiano quando si esce dal ruolo occupato nel mondo del lavoro: «Nel momento in cui diventi pensionato – prosegue il Patriarca – esce fuori la tua umanità, il carattere vero e si manifesta come hai svolto il tuo ruolo». Si rende anche chiaro, eventualmente, «quanto hai recitato, quanto hai fatto di teatrino a proposito di umiltà e di servizio e quello che in realtà si è».
Per esemplificare, il Patriarca usa anche un’immagine calcistica: «I giocatori sono sempre umili quando fanno parte della prima squadra e nessuno li mette in discussione. Allora il “mister” è sempre bravo. Quando però c’è l’idea di poter essere sostituiti, allora esce il carattere della persona».
Tutto ciò perché, soprattutto durante la parentesi lavorativa di una vita, si è ingabbiati dentro a ruoli e rapporti: «Tutte le nostre relazioni sono impostate, almeno in parte, gerarchicamente».
E questo si paga anche in termini di verità dell’io, di compromessi e di conseguente uso di “maschere”: «Sono poche le persone disponibili a pagare un tributo anche serio, in termini di popolarità e ruolo, e che perciò riescono a dire ciò che davvero pensano e vedono».
Perciò la pensione, se da un lato è un evento traumatico, dall’altro apre una reale opportunità di libertà: «Bisogna avere la capacità – suggerisce il Patriarca Francesco – di dire che inizia un cammino nuovo, una vita nuova, in cui ci si reinventa uscendo da una pelle. E lo si può fare certamente meglio se si ha alle spalle una ricchezza di vita professionale vissuta il più possibile intensamente e onestamente. Perciò la pensione è una stagione in cui riciclarsi, nel senso nobile del termine, specie adesso che la speranza di vita si allunga e la qualità della vita, anche avanti negli anni, migliora. L’età della pensione è quella in cui può iniziare un bel cammino di volontariato, di ispirazione cattolica o anche no, che può coincidere con un periodo di grande libertà».
Giorgio Malavasi