Tra aprile e giugno saldo occupazionale positivo, in Veneto, per 53.300 posizioni lavorative dipendenti, valore superiore anche a quello registrato nel 2019. La crescita è largamente imputabile alla ripresa delle attività turistiche, che hanno recuperato i ritardi accumulati nei mesi precedenti.
Nel secondo trimestre 2021 si è registrato in Veneto un saldo positivo per 53.300 posizioni lavorative dipendenti. È un risultato nettamente migliore rispetto a quello registrato all’analogo periodo del 2020 quando, a causa del lockdown, si era registrato il peggior saldo trimestrale per il periodo (+10.600), ma anche rispetto al 2019 (+50.400).
Lo dice il Sestante, la pubblicazione trimestrale dell’Osservatorio mercato del lavoro.
Il mercato del lavoro si conferma tuttavia parzialmente “congelato” a seguito delle misure di salvaguardia adottate a livello governativo per contenere la diffusione del contagio (cassa integrazione e divieto di licenziamento) e ancora pienamente in vigore al 30 giugno 2021. I flussi di entrata e uscita dal mercato del lavoro sono infatti ancora distanti dai livelli del 2019, registrando una diminuzione delle assunzioni del 9% e delle cessazioni del 13%.
Una quota rilevante delle nuove attivazioni contrattuali continua a prevedere rapporti di lavoro part time, pari al 32,8% delle assunzioni. Per le donne il tasso dei contratti a tempo parziale sale al 45,6%. In entrambi i casi si tratta di percentuali in leggera diminuzione rispetto al recente passato.
L’avvio della stagione estiva favorisce la crescita del turismo (+36.000 posizioni lavorative), saldo positivo anche per metalmeccanico e costruzioni (+1.700 per entrambi).
Tutte le province chiudono il trimestre con il segno più, soprattutto Venezia e Verona che sono però anche le uniche a mostrare un gap consistente con il 2019 in termini di assunzioni (rispettivamente -27% e -9%).
Dopo le difficoltà riscontrate nei primi mesi della pandemia a causa dello stop disposto a livello regionale per le nuove attivazioni, anche i tirocini mostrano segnali di ripresa registrando nel secondo trimestre dell’anno 10.500 attivazioni (60% tra i giovani) e riducendo il gap con il 2019 al -8%.
Al 30 giugno 2021 i disoccupati disponibili registrati presso i Centri per l’impiego del Veneto risultano circa 366.000, la metà dei quali iscritti da oltre 2 anni e appena uno su dieci da meno di 5 mesi. Si tratta soprattutto di donne (57%), con una quota di stranieri non marginale (27%). Circa uno su due ha tra i 30 e i 54 anni di età (189.000), mentre i giovani rappresentano il 21% e gli over 55 il 28%. I laureati sono 35.000 (il 10%), mentre molti sono in possesso della sola licenza di scuola media inferiore (45%).
La distribuzione territoriale risulta abbastanza omogenea nelle quattro province più grandi del Veneto, oscillando tra i 57.800 disoccupati di Vicenza e i 72.600 di Venezia, mentre valori inferiori si registrano a Rovigo (19.500 disoccupati) e Belluno (13.300). Nel secondo trimestre 2021 si sono registrati 25.100 nuovi ingressi in stato di disoccupazione, il 9% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, soprattutto per la diminuzione degli inoccupati (-10%). Gli inoccupati, ovvero coloro i quali non hanno mai lavorato e sono quindi alla ricerca del primo impiego, risultano circa 50.000.
Stando ai dati Inps, gli effetti della pandemia non sembrano ancora essersi manifestati pienamente nella situazione economica dei lavoratori: le domande di NASpI presentate dai lavoratori rimasti senza lavoro risultano infatti in calo del 15% rispetto al secondo trimestre 2019. In aumento invece la DisColl (+41%), lo strumento di sostegno riservato ai collaboratori, seppure su valori assoluti molto limitati (342 domande quest’anno contro le 242 di due anni fa).