«Sapere che insieme a noi c’è anche Dio, che ci unisce, è la cosa più bella. E lo è perché così non siamo solo due persone, ma siamo una forza, qualcosa di invincibile». È la sintesi, ma anche il fondamento su cui poggia il rapporto di coppia di Giorgia e Simone che si raccontano a GV in vista dell’assemblea dei Fidanzati, in programma domenica in San Marco con il Patriarca.
Ed è una sintesi che fa la differenza, perché dice esattamente il valore aggiunto della fede per due persone che si amano. Giorgia e Simone ne sono consapevoli: è una certezza che oggi esce fuori in modo limpido e che si è affinata strada facendo. Hanno 27 anni entrambi, sono jesolani. Si conoscono da una vita, ma è stata la parrocchia a fare scoccare la scintilla. Era il 2009 e in patronato a San Giovanni Battista c’era il Grest: i due animatori, allora sedicenni, si accorgono di essere attratti l’uno dall’altra.
La fiducia alla base di tutto. «Da allora – racconta Giorgia – abbiamo fatto un percorso, nei primi anni anche con alti e bassi. Io ho un carattere espansivo e socievole e faccio amicizia facilmente; e questo poteva far fraintendere. Ma anch’io ero gelosa di lui. All’inizio, da parte di entrambi, c’era un volersi bene molto esclusivo. Poi, ad un certo punto, abbiamo capito che quello non era il modo giusto per portare avanti una relazione solida e di fiducia». Solidità e fiducia che sono così cresciute.
Stare insieme per sempre. E dal substrato discendono le scelte che caratterizzano la vita di due fidanzati. Giorgia e Simone non convivono: per abitare assieme attendono il matrimonio, che celebreranno entro l’anno. Ormai è una piccola minoranza a prendere questa decisione: «Sì, – confermano – ma noi siamo convinti. La scelta che facciamo è quella dello stare insieme per sempre: andare a convivere, invece, significa lasciare sempre una porta aperta». È il tenersi la via di fuga a disposizione, infatti, che accomuna la gran parte delle coppie oggi: «La cosa più importante, invece – aggiunge la giovane – è sapere che lui c’è sempre, che non è una presenza finché le cose vanno bene». Anche perché la provvisorietà del rapporto equivarrebbe a sentirsi sempre un po’ in prova, tipo: se non mi vai più, ti cambio. «Io non dico – conclude Giorgia – che tra noi due non ci saranno discussioni e liti e che tutto andrà liscio. Ma sono certa che saranno discussioni costruttive, non distruttive. E che la fatica che faremo ci darà gioia». (G.M.)
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