Dieci lavoratori “in nero” – di cui quattro clandestini di nazionalità cinese – sono stati scoperti dalla Guardia di Finanza di Mirano e dagli Ispettori della Direzione Regionale dell’I.N.P.S. a seguito di un controllo eseguito presso un tomaificio della Riviera del Brenta.
Oltre alla manodopera completamente in nero, nei due laboratori sono stati individuati ulteriori 18 lavoratori irregolari che, formalmente assunti con contratti part time, lavoravano in realtà a tempo pieno, compresi i giorni festivi e nelle ore notturne, così come appurato mediante mirati sopralluoghi ed analizzando i consumi elettrici e l’elevata quantità di merce prodotta.
L’impresa ispezionata, operante nella filiera della produzione di calzature, era gestita da un soggetto di nazionalità cinese che si avvaleva prevalentemente di connazionali e di cittadini del Bangladesh, nei confronti dei quali ha omesso versamenti contributivi per circa 70.000 euro in soli 9 mesi di attività.
Le gravi violazioni alla normativa sul lavoro hanno comportato la comminazione di consistenti sanzioni amministrative nei confronti dell’azienda, il cui titolare è stato anche denunciato all’Autorità Giudiziaria per le inosservanze della disciplina sull’immigrazione.
A seguito del controllo è stato inoltre accertato che la ditta beneficiava indebitamente del più favorevole regime contributivo riservato alle aziende artigiane, nonostante operasse di fatto come una vera e propria impresa industriale.
Come previsto dalla normativa sul lavoro, le imprese italiane committenti del tomaificio risponderanno, come obbligate in solido, del pagamento dei contributi non versati dall’imprenditore cinese.