Costi di produzione sempre più alti, conseguenze dei cambiamenti climatici e vincoli burocratici pressanti.
Sono le preoccupazioni di fondo delle imprese agricole veneziane, all’inizio della nuova annata agricola. Un allarme? Lo esplicita Stefano Tromboni, presidente di Confagricoltura Venezia, e riguarda il comparto delle vacche da latte: «In dieci anni il numero di stalle in provincia di Venezia si è più che dimezzato e i costi di produzione stanno diventando insostenibili».
Cambiamenti climatici e scarsità di manodopera hanno messo in crisi anche il settore del radicchio di Treviso Igp. “L’avvio della raccolta del radicchio, coltivato in vaste aree del veneziano – aggiunge Tromboni – presenta problematiche notevoli: la mancanza di periodi di freddo prolungato con temperature molto rigide mette in crisi la produzione di questa eccellenza che presenta, tra l’altro, costi di produzione estremamente alti. Si tratta infatti di un prodotto ad elevata specificità che comporta una necessità di manodopera specializzata, manodopera tra l’altro difficile da reperire per la rigidità del mercato)”.
Per quanto riguarda i cereali, le produzioni registrano risultati eterogenei nella provincia di Venezia. “L’anno scorso la semina del mais è stata ritardata di quasi un mese, a causa delle intense precipitazioni della primavera scorsa – spiega ancora il presidente Tromboni –. Anche il grano tenero ne ha risentito, visto che le piogge hanno favorito lo sviluppo di malattie fungine e ha ostacolato la fase di fioritura con una perdita di produzione attorno al 30%. I picchi estivi di caldo molto intenso invece hanno comportato notevole presenza di tossine nel mais: il 10% della produzione è stato declassato a granella per uso energetico. Inoltre le temperature elevate hanno danneggiato anche la soia. Soia che, a causa delle intense precipitazioni di fine settembre, ha subiti pesanti ritardi nella raccolta con perdite importanti di prodotto”.
Alla politica Confagricoltura chiede interventi normativi concreti, più semplici e più veloci, rispetto a quelli applicati fino ad oggi. “La politica agricola comunitaria, deve ritornare ad essere, in un contesto economico difficile come questo, un elemento centrale e di garanzia del reddito per gli agricoltori di molti comparti – conclude il presidente Tromboni -. Chiediamo azioni concrete che una volta per tutte possano lasciare alle spalle l’ipocrisia che ha permesso fino ad oggi, ad esempio, l’importazione di mais OGM proveniente da oltre oceano, entrato nelle nostre filiere alimentari, mentre agli agricoltori italiani ne è vietata la coltivazione. Questa mancanza di “principio di reciprocità”, intesa come parità di condizione nella produzione dei beni alimentari, sta portando i nostri agricoltori ad una notevole perdita di competitività nei mercati sotto tutti i profili. Infine Chiediamo azioni concrete per alimentare i fondi necessari per ristorare le aziende dei premi assicurativi e una generale semplificazione burocratica e normativa che possa essere concreta e non solo enunciata”.