Ance Venezia (sezione provinciale dell’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili) esprime forte preoccupazione per i probabili contraccolpi che il nuovo decreto attuativo del Codice degli appalti pubblici del 2016 provocherà sul settore.
Il testo, in vigore da sabato scorso 20 maggio, rappresenta in sostanza un “maxiemendamento”, che ha riscritto la normativa di riferimento, contenente già molti elementi di criticità e che lo scorso anno aveva determinato l’effetto di contrarre significativamente il numero degli appalti pubblici.
Infatti, dopo un quadrimestre positivo, a partire dal maggio 2016 si era avuto un progressivo ridimensionamento dei bandi, con un risultato negativo, al termine dell’anno, sia in chiave regionale (-9,8%), che provinciale (-7,8%).
“A incidere maggiormente – spiega il presidente provinciale di Ance, Ugo Cavallin – è stata la previsione di mettere in gara progetti esecutivi, mentre in precedenza erano sufficienti quelli definitivi. La necessità di una fase di progettazione superiore, dalla quale le imprese sono di fatto rimaste escluse, ha determinato un differimento dei tempi di messa in gara e di appalto.”
Sin dall’inizio, l’Associazione si è battuta per il superamento di questa ed altre storture, ma paradossalmente il decreto attuativo, in vigore da qualche giorno, non solo non le ha corrette, ma ne ha inserite di ulteriori.
1Per le gare del valore inferiore al milione di euro, che sono il 90% di quelle che avvengono su base provinciale – sottolinea Cavallin – prima era sufficiente la procedura negoziata, basata sul prezzo più basso. Adesso, invece, serve l’aggiudicazione con il criterio dell’offerta economicamente vantaggiosa, una procedura complessa e costosa, fondata non solo sul prezzo, ma anche su elementi qualitativi spesso non meglio precisati e sottoposti alla valutazione discrezionale delle commissioni degli enti appaltanti. Il rischio, pertanto, è che la politica avochi a sé la totale scelta delle imprese, contraddicendo l’obiettivo, dichiarato dalle “riforme”, di garantire, al massimo grado, la trasparenza delle procedure».
L’altra grande nota dolente riguarda i subappalti, perché una normativa particolarmente restrittiva, qual è quella nuova, rende sempre più difficile questa possibilità, in controtendenza con le indicazioni dell’Unione Europea, che chiede di rimuovere ogni limite