Sono i cormorani il nemico numero uno. È a causa della loro fame e abilità di pesca che il pesce pescato nelle valli da pesca veneziane si è ridotto in pochi anni del 50%.
Lo si è verificato anche lunedì 11 mattina, nella valle da pesca Valnova, nei pressi di Caorle. Come ogni anno, in questa stagione, vi si è tenuta la fraìma, la cattura del pesce per collocarlo in parte nelle peschiere di sverno ed in parte per commercializzarlo.
E questa valle da pesca, che ha un’estensione notevolissima – 562 ettari – e da sempre permette di allevare cefali, anguille, orate, branzini e latterini, ha mostrato cosa possono fare gli animali predatori. «I cormorani, appunto – sottolinea Bruno Facchetti, proprietario di Valnova – ma anche gli aironi bianchi e cinerini ci hanno preso gusto e hanno banchettato, riducendo il pesce presente».
«Il caso dei cormorani è emblematico», spiega Matteo Poja, responsabile sezione Vallicoltura di Confagricoltura Venezia. «Questa varietà di uccelli, praticando la caccia sociale, riesce a distruggere quasi interi allevamenti di pesce. Ogni esemplare si ciba infatti di circa 4 etti di pesce al giorno e, durante queste operazioni, ne ferisce anche una grande quantità. Ultimamente il numero dei cormorani è andato aumentando fino a raggiungere anche migliaia di esemplari, con conseguenze tali da costringere, in alcuni casi, gli imprenditori a non seminare più gli avannotti, bloccando di fatto gli allevamenti».
«Inoltre – prosegue Poja – accanto ad una popolazione stanziale di cormorani, che nidifica nel nostro territorio, ancora modesta ma in crescita, in autunno arrivano le specie svernanti, che nidificano nel nord Europa e poi migrano e restano da noi fino in marzo. Già ad ottobre se ne potevano contare centinaia appena arrivati: si preannuncia quindi un inverno problematico».