Serve una nuova sostenibilità per la sanità e anche per l’ospedale di Jesolo. Lo sottolinea il primario di Medicina dell’ospedale di Jesolo, Loredano Milani, descrivendo al Patriarca Francesco la realtà del nosocomio. L’incontro si tiene nella mattinata di sabato 20, nel contesto della Visita pastorale che mons. Moraglia sta compiendo alla Collaborazione pastorale di Jesolo Lido.
Il Patriarca viene accolto dal direttore dell’Ulss 4, Carlo Bramezza, e dalla direttrice sanitaria dell’ospedale, Maria Grazia Carraro. Una struttura, quella di Jesolo, che ha passato una grave crisi – era a rischio di chiusura – ma che ha potuto risollevarsi puntando sulla riabilitazione.
Ma questo è proprio il segno concreto, sottolinea il primario Milani, di come sanità e società siano in piena evoluzione: «La vita non ha prezzo – prosegue il medico – ma la salute ha un costo. Se ci mangiamo tutte le “fette di torta” chi verrà dopo non ne avrà nessuna da mangiare». È il concetto di sostenibilità che va applicato anche ad un ospedale: «È cambiato il contesto sociale: oggi ci sono tanti anziani, tante persone sole e non più famiglie allargate. L’aspettativa di vita è più alta. Di tutto questo dobbiamo tenere conto nella nostra realtà».
«Non è un percorso facile – sostiene il direttore dell’Ulss 4 Bramezza – ma ce la stiamo mettendo tutta con i nostri 2500 dipendenti, 400 dei quali proprio qui, a Jesolo. E solo per dare un altro numero, abbiamo 20mila accessi al pronto soccorso in un anno».
«Ma ci arrabbiamo ancora – riprende Milani – se qualcosa non va: è la nostra applicazione dell’idea di bene comune, che significa aiutare il paziente».
«Grazie per quello che fate e per come lo fate», interviene il Patriarca. Che riprende la battuta del primario: «Non dovremmo mai arrabbiarci, ma in realtà a me preoccupa chi non si arrabbia mai. Ci sono delle indignazioni giuste soprattutto per chi lavora nella filiera della sanità e deve fare i conti con i finanziamenti pubblici e le risorse a disposizione».
«La verità – prosegue il vescovo di Venezia – significa rispettare la scienza e dirla con umanità. Il medico non può essere il notaio dell’esistenza di un uomo. L’ospedale non è solo un’azienda, anche se per fortuna lo è: significa che c’è una programmazione. Va ribadito però che l’uomo è la realtà alla quale l’azienda e la sua ricerca devono fare riferimento. L’uomo è il fine vero».
Terminata la conversazione con i dirigenti dell’Ulss e dell’ospedale, il Patriarca ha visitato tutti i pazienti ricoverati, stanza per stanza, intrattenendosi con ciascuno di loro.
(con la collaborazione e le foto di Giuseppe Babbo)