Un parco agricolo per Santa Lucia Tarù. E un marchio di qualità per i prodotti agricoli della zona. «È un’ottima idea, coerente con i principi di questa amministrazione», afferma l’assessore all’Urbanistica della giunta Brugnaro, Massimiliano De Martin.
Il progetto viene rilanciato nel corso della tavola rotonda di lunedì 18 scorso, promossa dalla parrocchia di Santa Lucia di Zelarino e organizzata nell’ambito delle iniziative per i 50 anni della comunità parrocchiale.
L’idea è di investire nell’agricoltura, vocazione di fondo di questa fetta di territorio. «Sarebbe la valorizzazione della “cintura verde”, che da Santa Lucia porta a Favaro e sbocca nella “cintura blu” della laguna», aggiunge il presidente della Municipalità di Chirignago-Zelarino, Gianluca Trabucco.
L’idea di creare un parco agricolo nasce da un’associazione del territorio, che si occupa di agricoltura e ambiente nel territorio. E non solo l’ha pensata, ma l’ha anche trasformata in progetto, inviato poi al Comune.
E l’amministrazione l’ha accolta: «Non è attuabile però – precisa De Martin – con uno strumento urbanistico, perché la zona è già pianificata come area agricola e non va codificata un’altra funzione. Nelle aree agricole oggi sono già ammissibili agriturismi, percorsi…: cose già contemplate. Ciò che è intelligente di questa proposta è l’obiettivo: il rilancio dell’agricoltura di questo territorio. Per realizzarla bisognerà avviare procedure di marketing territoriale».
L’idea è comunque questa: recuperare lotti anche piccoli non più coltivati e ormai abbandonati e sostenere chi invece ha già avviato un’attività agricola.
Così si potrà recuperare la produzione di frutti della terra per l’uso familiare e stimolare chi invece fa impresa nel settore primario.
Lavoro e manutenzione dell’ambiente, dunque, che si sposano con il sostegno alla residenzialità. La parrocchia di Santa Lucia di Zelarino, che ricomprende gran parte di questa area, conta 1500 abitanti. Un numero che può essere consolidato o rafforzato.
Una misura concreta il Comune l’ha messa già in atto. Fino al 30 aprile, infatti, sarà possibile presentare domanda per poter costruire un edificio ad uso residenziale in aree anche a destinazione agricola, purché in prossimità di zone urbane. Potrà essere al massimo di 800 metri cubi (quindi un’ampia costruzione per una famiglia) e, soprattutto, dovrà essere abitato da persone che vi portano la residenza e che si impegnano a viverci stabilmente per almeno 5 anni.
Il futuro, infine, si costruisce usando altri due mattoni: «Una tutela forte – riprende Trabucco – contro il rischio idro-geologico, visto che questa è un’area soggetta ad allagamenti». Ed in effetti, in questi anni, il Comune ha redatto e approvato un piano delle acque. «E un’evoluzione sostenibile del sistema dei trasporti», conclude il presidente della Municipalità, che ricorda la contrarietà a nuove grandi arterie stradali, tipo il “passante” Terraglio bis, di cui molto si è parlato, «e che avrebbe dovuto scavalcare il Dese e passare di fianco a forte Mezzacapo. Occorre invece investire in altri tipi di mobilità. Era prevista la stazione ferroviaria di Sfmr (la metropolitana di superficie), in via Gatta vicino al sottopasso verso il Terraglio. Perché non si riprende l’idea?».
Giorgio Malavasi