«Nessuna esitazione. Faccio vaccinare i miei bambini perché credo nella scienza, nelle istituzioni e nei pediatri. E vedo i numeri di quel che sta succedendo». Francesca Bellemo, giornalista mestrina e animatrice culturale, sta accompagnando i suoi due figli, di 5 e 8 anni, al centro di vaccinazione, a Marghera. È il primo giorno in cui si inietta il siero anti-Covid ai piccoli fra i 5 e gli 11 anni.
«Con mio marito – spiega – l’avevamo deciso fin da subito che, non appena fosse stato possibile vaccinare anche i più piccoli, avremmo aderito con i nostri bambini».
E le perplessità, le paure, i dubbi che si sentono dire? Cioè che i vaccini anti-Covid siano sperimentali, con poca storia alle spalle, a maggior ragione per dei bambini…? «Non è così: solo negli Stati Uniti ci sono già quattro milioni di bimbi vaccinati, senza effetti collaterali gravi, in Israele lo stesso…: se ci si informa sui media seri, anche se non si è medici o specialisti, si arriva a capire che cos’è ragionevole e utile. E non si tacci di sperimentalità i vaccini: gli studi scientifici ci sono…».
Semmai, prosegue Francesca Bellemo, la cosa irragionevole e difficile da digerire è il perché ci siano genitori contrari: «Noi e i nostri figli siamo esposti a tanti rischi, ma solo su questo del vaccino anti-Covid alcuni si concentrano. Ma perché i genitori no vax non si domandano che cosa mangiano, magari quando portano i bambini in paninoteca? Se dovessimo usare lo stesso criterio del dubbio radicale su tutto, ci sarebbe un’infinità di cose che non faremmo. E probabilmente con maggiore ragione».
La nostra è una civiltà basata sulla fiducia e sulla ragione: è questo il punto forte della nostra capacitò di difenderci, anche dalle pandemie, e di convivere dignitosamente. È un equilibrio che a volte, nei momenti difficili, traballa: «Ecco, in questa emergenza pandemica c’è un passaggio epocale e succede quello che accade nelle grandi emergenze. Per il mio lavoro ho visto Chernobyl e il disastro che ha portato, ho visto gli scenari seguiti alla guerra nell’ex Jugoslavia e lì, nel dramma, ho visto che è emerso il meglio e il peggio delle persone. Sta succedendo anche qua: da un lato eroi e persone responsabili, che si spendono per curare e salvare; e, dall’altro lato, persone che si mostrano irragionevoli, egoiste e irresponsabili».
Una spaccatura: «Sì, la nostra società si è polarizzata e questo è un problema. La cosa più saggia per evitare che dalle fratture già ampie si inasprisca lo scontro, sarà probabilmente attendere e mantenersi responsabili. Inutile scontrarsi, io cerco di non farlo. Meglio, semmai, sommessamente ricordare che, se si legge bene la Costituzione, si capirà facilmente che la libertà di ciascuno di noi finisce là dove inizia quella delle altre persone».
Ma tornando ai bambini, come si è raccontato loro, in famiglia, che stava per arrivare la punturina?
«Non li abbiamo mai tenuti all’oscuro di quel che stava succedendo. Ne abbiamo parlato a casa, abbiamo fatto sentire loro i telegiornali, abbiamo cercato di spiegare le notizie con un linguaggio adatto alla loro età e gli abbiamo anche detto che il vaccino è una cosa suggerita da persone competenti per il loro bene».
E nel frattempo, come diceva quello spot: Già fatto?
Giorgio Malavasi