Nonostante un contesto economico incerto a causa dello scoppio della guerra in Ucraina, dell’aumento dei costi dell’energia e delle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, il 2022 si è rivelato un anno positivo per l’occupazione in Veneto, grazie soprattutto alla crescita del tempo indeterminato, che dopo la contrazione registrata in periodo di pandemia ha toccato i livelli più elevati dalla crisi finanziaria del 2008.
Lo rileva il nuovo report realizzato da Veneto Lavoro e diffuso oggi.
Le assunzioni a tempo indeterminato hanno infatti toccato il livello record di 230.000 attivazioni, di cui 138 mila assunzioni dirette e 92 mila trasformazioni, determinando un saldo positivo per +38.500 posti di lavoro stabili, a fronte di una contrazione di quelli a termine (-5.000).
La tendenza ad un aumento dell’occupazione a tempo indeterminato non è in realtà un fenomeno nuovo in Veneto: già a partire dal 2015 erano infatti stati recuperati i livelli occupazionali precedenti la crisi finanziaria del 2008 e dopo la brusca frenata registrata in periodo di pandemia la crescita è ripresa su ritmi sostenuti anche nell’ultimo biennio.
Tra i fattori che hanno determinato tale espansione ci sono, nel lungo periodo, i generosi incentivi all’assunzione introdotti nel 2015, le modifiche apportate dal Decreto Dignità nel 2018, che hanno reso più stringente il ricorso al lavoro a termine, e la stabilizzazione dei molti rapporti di lavoro a termine avviati nella fase post-pandemica del 2021, trasformati nel 2022 a distanza di circa un anno dall’assunzione.
Nell’ultimo anno le assunzioni a tempo indeterminato sono cresciute del 21% rispetto al 2021, mentre le trasformazioni sono aumentate del 56% quali stabilizzazioni di contratti a tempo determinato e del 42% come qualificazioni dall’apprendistato.
Le nuove attivazioni hanno interessato prevalentemente gli uomini, i lavoratori con cittadinanza italiana e quelli con un’età compresa tra i 30 e i 54 anni, così come era già avvenuto negli anni precedenti.
Il 42% degli accessi al tempo indeterminato, tramite assunzione diretta o trasformazione, è avvenuto nell’industria e in particolare nei comparti del Made in Italy e nel metalmeccanico, mentre il 57% si è registrato nei servizi, soprattutto commercio, turismo, ingrosso, logistica e servizi alla persona. Operai specializzati, impiegati e professionisti qualificati dei servizi le figure professionali più richieste.
Dal punto di vista territoriale, le province che nel 2022 hanno presentato il maggior numero di assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato sono Padova, Verona, Treviso e Venezia, che è anche quella con il maggior incremento rispetto al 2021 (+38%), soprattutto per quanto riguarda le trasformazioni (+57%), considerata la sua vocazione turistica e la conseguente ampia diffusione di rapporti a termine. Dei 38.500 posti di lavoro guadagnati in regione, quasi 10.000 si sono concentrati nella provincia di Padova e altri 7.600 nel veronese.
La maggior parte delle assunzioni (46%) ha riguardato lavoratori il cui ultimo rapporto di lavoro era già a tempo indeterminato (di questi, il 60% aveva rassegnato le dimissioni nel mese precedente), il 40% ha interessato lavoratori che possedevano un contratto a termine, mentre il 14% dei neo assunti risultava alla prima esperienza lavorativa in Veneto.
L’incremento dei contratti a tempo indeterminato non sembra infine essere associato a una minore stabilità nel tempo. Al contrario, i rapporti attivati negli ultimi tre anni dimostrano una durata media maggiore rispetto a quanto non avvenisse negli anni precedenti.