Nonostante rimanga una delle più popolose della città, quella di Castello è una zona mutata nel tempo, in linea con l’evolversi della situazione in centro storico, tra veneziani che decidono di andarsene e sempre più turisti che arrivano. «Fino ad una decina di anni fa – analizza il parroco salesiano don Vittorio Tonidandel, che ha cominciato a ricoprire il suo ruolo dallo scorso settembre – era piuttosto residenziale, con veneziani doc che la abitavano. Poi c’è chi ha trasformato i propri appartamenti, anche piccoli, in locazioni turistiche da affittare e questo ha richiamato a Castello parecchie persone». Con conseguente sviluppo di quelle attività che ruotano attorno al turismo: basti pensare che nella sola via Garibaldi sono oggi presenti poco meno di trenta punti ristoro fra ristoranti e bar, senza contare i negozi e tutto ciò che è legato al commercio. «Questo cambiamento ha messo un po’ a disagio molte persone anziane, che non erano abituate a vedere troppa gente in giro per le calli», prosegue il parroco, che spiega come il Covid abbia segnato non poco la comunità parrocchiale, formata da San Pietro, San Francesco di Paola, San Giuseppe e Sant’Elena.
In termini di presenze le cose adesso stanno migliorando, ma le passate restrizioni qualche effetto sulla partecipazione dei fedeli alla Messa domenicale lo hanno avuto. Ed è proprio questo uno dei punti che verranno toccati nel corso della Visita pastorale del Patriarca a Castello, che si terrà il 30 novembre e dal 2 al 4 dicembre prossimi. Un’occasione per presentare le quattro realtà parrocchiali, a cui s’aggiunge il patronato salesiano Leone XIII, e per riflettere insieme al Patriarca Moraglia su alcuni punti. Buona la presenza dei ragazzi al catechismo, ma più faticosa quella alla liturgia di ragazzi e famiglie: quali strade percorrere per riscoprire la bellezza dell’incontro? Questa una delle domande che saranno poste al Patriarca, nella consapevolezza di come la pandemia abbia rappresentato una sorta di grande setaccio, dal quale sono caduti stili di vita che si credevano radicati e sicuri. «Gli iscritti al catechismo sono una novantina, dalla prima elementare alla terza media – dice don Tonidandel – Abbiamo poi un paio di gruppi d’ascolto, specie nella zona di Sant’Elena, un coro che anima la Messa di San Giuseppe ma disponibile a spostarsi quando a San Pietro ci sono delle celebrazioni particolari, un gruppo di meditazione della Parola di Dio, che si trova ogni settimana in patronato e il Cenacolo».
Funziona inoltre particolarmente bene il cosiddetto gruppo della carità, impegnato ad operare in due sedi differenti: una a Sant’Elena, nata molti anni fa, e l’altra a San Francesco di Paola, che ha mosso i primi passi durante le necessità del Covid. «La gente è molto generosa e attenta a tal tipo di servizio, sia in termini di volontari che di aiuto concreto offerto. Funziona così: raccogliamo tutto quello che la gente dona (denaro e beni di prima necessità) e il venerdì coloro che vivono un momento di difficoltà, nostri parrocchiani ma anche abitanti delle zone limitrofe, vengono e ritirano la borsa della spesa. Paghiamo poi qualche bolletta, collaborando anche con la Caritas diocesana».
Marta Gasparon