La sua è la voce di tanti mascareri veneziani come lei che, grazie alle opere creative che nascono dalle loro mani, portano avanti con dedizione una tradizione lunga secoli.
Una storia preziosa, da tutelare, fortemente contrapposta alla paccottiglia – da lei descritta come una truffa ai danni del turista, alimentata dal business – che negli ultimi anni sta imperversando in numerose botteghe del centro storico lagunare. Raffaella Canziani, titolare dell’atelier “L’arte dei decori”, fa parte della Cna ed è la rappresentante dei mascherai di Venezia, a causa della pandemia costretti a fare i conti con una crisi che li sta mettendo in ginocchio. Il Carnevale di quest’anno, limitato ad eventi per lo più on line, non ha certo aiutato. E nemmeno quello dell’anno scorso, chiuso anzitempo alla notizia dei primi contagi da Covid. A tutto ciò s’aggiunge pure la sospensione dei vari eventi nel Veneto, volti a promuovere le produzioni artistiche artigiane, che si sarebbero dovuti svolgere proprio in questo periodo. Un esempio su tutti, il tradizionale mercatino delle maschere e dei costumi veneziani allestito ogni anno dalla Cna in campo Santo Stefano.
«Il mio fatturato? È crollato del 70%. Noi artigiani continuiamo a produrre, in quanto la nostra attività sta nel creare. Ma chiaramente teniamo un ritmo un po’ più blando», illustra Canziani, la cui attività in via Cappuccina – l’unica di questo tipo a Mestre – prosegue ormai da una ventina d’anni. Ma gli esordi risalgono in realtà a 32 anni fa, quando la mascherera di origini veneziane ha iniziato a realizzare i suoi primi lavori. Con un amore e una passione rimasti immutati nel tempo. Prova ne è il considerare le sue creazioni – firmate una per una e distribuite ormai in tutto il mondo – un po’ come dei figli, delle creature capaci di riflettere appieno la sua anima. Oggi quel 30% dei ricavi che si salva deriva da qualche locale in cerca di un travestimento per sé o per gli amici e dai preziosi monili prodotti nella bottega.
«Ho frequentato l’Istituto d’Arte e per anni ho portato avanti il mio percorso esperienziale all’interno di ditte che producevano maschere. La situazione attuale ci sta distruggendo, influendo anche a livello psicologico». Molti colleghi sono stati costretti a lasciare a casa i propri dipendenti e, se le cose non cambieranno, la prospettiva non è rosea neanche per i titolari. «Se non ci sarà un’inversione di tendenza, la disoccupazione sarà inevitabile anche per noi. Con conseguenti difficoltà a trovare un impiego in altri contesti, vista la nostra età adulta. Prima del Carnevale 2022 non vedremo una ripresa, nella consapevolezza che abbiamo intanto un altro anno davanti da superare. E sarà pure peggiore». E’ l’analisi amara di Canziani che spiega come dall’inizio dell’emergenza sanitaria abbia ricevuto dallo Stato soltanto i primi 600 euro di contributo. A fronte di una situazione tanto delicata, l’appello di Raffaella e della Cna è chiaro: dar vita ad un museo dedicato alla cultura della maschera, per permettere di sviluppare e approfondirne la storia. E non soltanto durante il Carnevale.
«Lo chiediamo da anni. Accanto a quello del vetro e del merletto credo debba esserci uno spazio in cui un turista possa capire in che cosa consista quest’arte. Sarebbe bello poi che noi artigiani, a rotazione, organizzassimo eventi e dimostrazioni per incuriosire anche i più piccoli. L’amministrazione comunale vuole tornare ad un turismo rispettoso. Un atteggiamento da condividere, ma deve essere supportato da un’offerta artigianale adeguata che sappia proporre le nostre eccellenze nel modo giusto».
Marta Gasparon