È in corso da ieri, giovedì 13, la quinta edizione della ormai nota rassegna di design indipendente e sostenibile “Ve.NICE STUFF” allestita in Fondamenta dello Squero 3077 a Dorsoduro presso il laboratorio “Uni.S.Ve”, Unione Stuccatori Veneziani, dei soci Guido Jaccarino, Giulio Bono e Danilo Scaggiante.
L’impresa, specializzata in restauro e conservazione di superfici architettoniche e nella decorazione d’interni, è nata con la volontà di sostenere e mantenere vivo il mondo dell’artigianato, in particolare locale. Un intento ora possibile grazie alla sala multifunzionale della nuova sede pensata per ospitare laboratori, corsi, presentazioni, conferenze, esposizioni e workshop.
Una location non scelta a caso: l’edificio che ospita l’evento è infatti un esempio di architettura produttiva degli anni ’20, subito destinato al lavoro artigianale e fino al 2015 sede della storica falegnameria Salvagno.
La rassegna artigiana che sarà ospitata fino a domenica 16 dalle ore 11 alle 22, nata da un’idea di Mauro Cazzaro e Antonella Maione di Kanz architetti, presenta una ventina partecipanti con lo scopo di offrire una valida alternativa ai prodotti di poca qualità e senza tradizione che sempre più invadono i negozi nelle città. La sfida è allora promuovere e valorizzare prodotti che nascono dalla collaborazione tra designer e artigiani, recuperando la lavorazione tradizionale ma reinterpretandola in prodotti unici e originali.
Dall’ideazione alla produzione fino alla distribuzione: «A garanzia di una produzione sostenibile e applicabile soprattutto ai centri storici complessi come il nostro, spesso a rischio di impoverimento, se non addirittura di arresto produttivo», spiegano gli ideatori del progetto. Eleganza, raffinatezza, estrosità e tanta creatività. “Ve.NICE STUFF” fin dalle prime ore dall’inaugurazione ha visto molti visitatori, che hanno apprezzato l’artigianalità del lavoro tradizionale che ben si coniuga con l’innovazione, non solo portata dai designer ma anche da nuove tecniche e sperimentazioni.
Eclettici e raffinati allo stesso tempo i papillon di Padovanelle studio di Pierpaolo Ruffato che coniuga seta e carbonio insieme. «Tutto è partito da un errore, stavo costruendo un pezzo di una moto che, mal riuscito, ha preso le forme di un papillon». Da qui ha iniziato ad ideare farfallini con carta e plastica riciclata, ma anche in resina con oro, vinacce o pistilli di zafferano, per omaggiare gli agricoltori. Un prodotto di nicchia che ben si accosta al suo lavoro sartoriale. Inoltre realizza anche borse interamente in carbonio ma queste, visti i costi davvero elevati, sono solo su richiesta.
A questo si accostano le lavorazioni in legno di Spazio Tasso e dello Studio di Nicola Tessari a cui piace creare, in un ossimoro, mobili e suppellettili con i segni di una perfetta imperfezione.
Tanti i gioielli: come quelli di Andreina Brengola realizzati dall’unione di molle industriali in acciaio e anelli di alluminio, creazioni elastiche combinate con pietre semi preziose.
Sostenibili anche le collane di Raffaella Brunzin, create con camere d’aria di recupero. Dal design giocoso sono invece i gioielli di Venice Factory, realizzati con catene di ottone al cui interno sono inseriti frammenti di canna di murrina lasciati grezzi. Eclettici i lavori di Caterina Marcioni che dal suo lavoro di scenografa recupera pennelli per creare pendenti colorati. Diverso invece per Francesca Paolin che realizza i suoi gioielli con la stampante 3D per poi immergerli nella tintura. I suoi lavori richiamano pizzi e ricami veneziani ma allo stesso tempo prendono anche ispirazione dai colori dell’Ecuador.
Un insieme di artigiani fa invece parte di Apart Lab della designer Daniela Giacometti, che recupera la tradizione artigianale di Venezia reinterpretandola sotto una nuova luce. Realizza inedite borse in pelle arricchite da disegni geometrici grazie a matrici che venivano usate sui velluti, spazia anche nella sartoria con vestiti in seta e lana incisa a laser, creando anche una linea di collane “Bosco verticale” dove i fiori che le compongono vengono bombati o plissettati. Molto fashion anche le borse di ergonomiche di In.Zu.
Geometriche sono invece le lampade di Ivdesign in carta cotone o idrorepellenti in tyvek, mentre per una visione della vita condivisa sono le magliette in cotone biologico serigrafate di Chiara Cuceluce, ognuna realizzata con l’inserimento di un pezzo di stoffa proveniente da un’altra maglietta, il motto infatti è: “Un po’ di te sempre con me!”.
A “Ve.NICE STUFF” però non c’è solo sostenibilità ma anche attenzione all’immigrazione. Esempio è il laboratorio di design Talking Hands gestito da un gruppo di circa 25 rifugiati e richiedenti asilo. Nato nel 2016 dall’idea dell’art director e attivista Fabrizio Urettini, il progetto, situato all’interno del centro sociale Django a Treviso, incoraggia in partecipanti a portare la tradizione del paese d’origine incrementandola con l’esperienza di volontari design professionisti. Non solo un laboratorio artigianale dunque, ma un importante strumento di inclusione sociale.
Francesca Catalano