«C’è un insegnamento che viene da quest’epidemia: certe stupidaggini si possono eliminare, mentre l’essenziale torna in primo piano: il valore della persona, lo stare insieme, l’ambiente…». Pierantonio Sgambaro, presidente del pastificio di Castello di Godego che porta il suo cognome, può essere soddisfatto di due cose: che attorno a sé non ha nessuno infettato dal Covid-19 e che la sua azienda è una di quella che l’attuale contingenza non solo non penalizza, ma anzi sta facendo robustamente crescere.
Le persone sono a casa, forzatamente. E a casa c’è tempo per cucinare. E che cosa fa clima di casa più della pastasciutta? Si spiega così il forte incremento della richiesta, che come veicolo ha quasi sempre la spesa presso la grande distribuzione: «Una richiesta che compensa abbondantemente – precisa Sgambaro – le mancate vendite nel settore della ristorazione e delle mense».
Così il pastificio, nato nel 1947, nel mese di marzo di quest’anno ha aumentato la capacità produttiva del 20% a fronte di una domanda del mercato italiano che ha segnato il +25% rispetto a febbraio. Le vendite all’estero sono aumentate anche di più: del 40%. Il pastificio sta producendo al giorno oltre 120 tonnellate di pasta, contro la media di 100 tonnellate. A trainare la crescita, oltre alla grande distribuzione, è anche l’e-commerce: la richieste tramite Amazon sono quadruplicate in soli 15 giorni.
E, naturalmente, nello stabilimento si lavora con grande lena. E con carichi di lavoro impegnativi, precisa il presidente della società, visto che alcuni dei circa cinquanta dipendenti hanno chiesto il congedo per accudire i figli piccoli che non possono andare a scuola o parenti anziani. Perciò, per quelli rimasti, che lavorano anche di sabato e con turni ampliati, c’è da correre.
«Ma questi sono i momenti – commenta Pierantonio Sgambaro – in cui si tasta con mano ii valori della condivisione, della solidarietà e dell’impegno».
Un comportamento ripagato più che con bonus retributivi con misure di tutela delle persone. Oltre a quelle di base – l’ingresso nell’area produttiva è consentito solo ai dipendenti, tutti dotati di mascherina, e solo previo controllo della temperatura corporea, che viene effettuato due volte al giorno – è stata accesa un’assicurazione per cui, se un lavoratore si ammalasse, gli sarebbero garantite indennità e specifici servizi di assistenza.
Comunque, sebbene la pasta non soffra di crisi da Coronavirus, la situazione attuale qualche problema all’azienda l’ha creato: «Sì, all’inizio, con i trasporti. Quelli verso l’estero, in particolare, si erano bloccati. Adesso tutto sembra risolto, la merce passa».
E non è un dettaglio, visto che le esportazioni crescenti prendono la strada dell’Austria e della Germania, ma si stanno aprendo le vie ben più lunghe del mercato globale: «Abbiamo iniziato a vendere a Hong Kong: riforniamo un centinaio di negozi, ma puntiamo ad arrivare a trecento. E poi stiamo entrando anche in Australia».
L’universo mondo, quindi, è lo spazio per la pasta italiana di Sgambaro, che entro il 2025 conta di ampliare la quota di produzione esportata fino al 30-35%.
Ma c’è qualcos’altro che fa riflettere Pierantonio Sgambaro, nel mezzo della crisi da Coronavirus? «L’ambiente. In questi giorni ho rivisto l’acqua limpida, nel fiume che passa vicino a casa mia. Come azienda da anni puntiamo alla sostenibilità e ci approvvigioniamo di grano italiano, anche per ridurre al minimo trasporti e inquinamento. Ma sto aspettando che escano i camion elettrici: il primo lo compero io».
Giorgio Malavasi