“Il punto sollevato da Denis Baldan è evidenziare come il migrante economico, presentato dai media e da molte forze xenofobe come appartenente a una categoria privilegiata di migranti, sia in verità un uomo o una donna che ha fatto i conti con una condizione economica non sostenibile e che semplicemente cerca un futuro migliore. Più o meno come l’emigrazione italiana di un secolo fa ma anche del secondo dopoguerra”: lo scrive Paolo Barcella, docente all’università di Bergamo,
nella prefazione del libro “Io non lascio traccia” (edizioni Vme) del 29enne studioso veneziano Denis Baldan.
Di questa più faticosa e criticatissima categoria di migranti – quelli economici – ma anche di tante storie di “invisibili” passati per i centri di prima accoglienza in Italia, così come della situazione attuale, si parlerà martedì 13 febbraio, alle ore 16.00, nella Scuola Grande di San Teodoro a Venezia. L’incontro, promosso dalla Diocesi in collaborazione con la Scuola stessa, prenderà spunto dal libro che Baldan, da anni collaboratore della Caritas veneziana, presenterà, intervistato da Giorgio Malavasi di Gente Veneta.