Venezia sotto assedio. E’ capitato di nuovo, a Pasquetta. E ancora capiterà. La città esplode, è brutta da vedere per i turisti, accalcati in lunghe code nelle direttrici principali, e invivibile per i veneziani. Servono misure drastiche. Non si vuole il numero chiuso, perché anti-democratico? Si istituisca una forma mista, tra ticket e prenotazioni. Se davvero volete venire a Pasquetta, prenotate con largo anticipo. E se c’è ancora disponibilità, potete venire gratis. Ma se decidete all’ultimo momento di partire per visitare Venezia, vi costerà parecchio. Persino 100 euro, se è stata già superata la “soglia di carico”.
Naturalmente chi pernotta in città non pagherà, ma anche in questo caso vanno fatte delle distinzioni. Dormire in hotel, dove peraltro già si paga la tassa di soggiorno, è un conto. Dormire nei tanti appartamenti affittati sulle piattaforme on line è un altro. Perché nel primo caso c’è un’attività economica, c’è un indotto e ormai gli alberghi quelli sono (sperando non ne aprano altri). Ma nel secondo caso c’è solo speculazione: pare che chiunque abbia disponibilità di danaro – ovunque si trovi – voglia investire acquistando appartamenti a Venezia. Non c’è solo il singolo che ha ereditato un alloggio dalla zia e decide di metterlo a reddito. C’è ben di più, ci sono vere e proprie società che acquistano e poi affittano in questo modo.
Anche questo settore dovrebbe quindi entrare nel sistema di prenotazione e ticket, in questo caso rappresentato dalla tassa di soggiorno: entro un certo limite di carico – cioè di affollamento della città – la tassa costerebbe poco, con tariffe comunque diverse tra hotel in città, hotel nella cintura urbana, appartamenti…, poi la tassa aumenterebbe via via. In questo modo si potrebbe rendere sempre meno conveniente, per chi viene in vacanza, alloggiare in appartamenti affittati on line. E forse, alcuni di questi alloggi, pur di non rimanere vuoti, tornerebbero ad essere affittati ai residenti.
Serena Spinazzi Lucchesi