Stop ai migranti: quelli che vengono da noi non scappano da guerre e persecuzioni, ma sono tutti economici, in cerca di fortuna. Lo hanno detto, all’unisono, Salvini, il premier ungherese Orban e il premier ceco Babis, in questi giorni in Italia. Va bene.
Ma che cosa sono Ungheria e Repubblica ceca rispetto all’Unione europea? Migranti economici. La prima versa 900 milioni di euro all’anno e riceve 4,5 miliardi in aiuti, la seconda ne dà 1,36 miliardi e ne prende 4,7. E perché mai, dice la logica di Salvini & C., noi dovremmo sborsare per aiutarli? Perché l’Italia dovrebbe spendere 3 miliardi più di quanto riceve? E la Germania addirittura 13? Per i “migranti economici” dell’Est?
Ma inseguendo questa logica, fondata solo sull’io e sulla separazione dall’altro più debole, finiremo per perderci.
Ricordate l’Italia di calcio che ha vinto i Mondiali 1982 e 2006? Quei calciatori non erano tutti stelle, e di qualcuno di loro si è persa traccia subito dopo il trionfo. Ma una squadra unita, aldilà delle differenze tra i suoi membri, vince. Nel calcio come nell’Europa dei popoli.
Questo principio vale anche per il problema dei migranti. Certo, bisogna usare ragionevolezza e accortezza. Lo ha sottolineato Papa Francesco, di ritorno da Dublino: «Un governo deve gestire (la questione dei migranti) con la virtù propria del governante, la prudenza. Deve domandarsi: quanti posti ho? E poi non solo riceverli, ma integrarli. Il popolo che non può integrare è meglio che non riceva. E il metodo – ha detto il Pontefice, con riferimento all’Europa – è il dialogo. Si deve continuare, le soluzioni si trovano».