La sicurezza, sul lavoro, costa. Ma conviene, anche dal punto di vista dell’impresa. Solo quando ci si convincerà che questo assunto è vero, caleranno gli infortuni e gli incidenti anche tragici.
Come quello di martedì scorso, a Marghera, dove un lavoratore 55enne è morto, schiacciato dalle ruote di un camion in manovra, in un cantiere. Come i tanti altri di questo scorcio di 2018: in Veneto, nei primi tre mesi dell’anno, sono 21 le persone perite tragicamente mentre lavoravano.
Un dato molto alto e triste, che riflette una cosa: la ripresa economica dopo parecchi anni di stasi e di crisi. Ci eravamo illusi, infatti, che la riduzione degli incidenti e delle morti sul lavoro dipendesse, negli anni appena trascorsi, da una maggiore sicurezza conseguita e assimilata.
Con ogni probabilità era invece solo l’effetto della stagione critica dal punto di vista economico. Tornato a crescere il lavoro, infatti, sono aumentati gli infortuni.
Oggi, però, la tecnologia e la conoscenza sono un binomio sempre più efficace per prevenire altri lutti. Ma tecnologia e conoscenza costano. Eppure bisogna rendersi conto che un’azienda sicura, in regola e consapevole del valore della sicurezza, comporta – quasi automaticamente – anche una qualità superiore di beni e servizi prodotti. Una, invece, che trascura la sicurezza è molto probabile che offra qualità inferiore. Come dice quel vecchio detto, “a spendere poco si spende di più”.
Giorgio Malavasi