Il Covid ha cambiato il mondo, ma il mondo dei caimani non è cambiato. Basta vedere quel che sta succedendo sul fronte dei vaccini.
Da un lato abbiamo passato il mese di febbraio a vedere se la Regione Veneto avrebbe acquistato alcune milioni di dosi. Si sono presentati una ventina di mediatori a proporgliele, come se venderli fosse la cosa più normale del mondo, come vendere mele.
A otto si è concessa una certa credibilità; poi, dopo un’ulteriore scrematura, si è scesi a due. Ma anche questi due, a fronte di richieste stringenti di documenti e dell’entrata in campo di tre Procure e dei Nas, si sono zittiti.
Ma se tutto fosse stato in regola e a norma, l’avrebbero fatto? Per fortuna è scesa in campo qualche volpe, prima che i caimani azzannassero.
Dall’altro lato ci sono le case farmaceutiche. Entro marzo ne dovevano consegnare all’Italia 24 milioni di dosi. Ad oggi ne sono arrivate 5 e, se va bene, alla fine del primo trimestre saranno 13. Ma di promesse ne abbiamo viste svanire parecchie.
E quel che dispiace di più è che aziende importanti e in questo momento vitali per la popolazione possano permettersi di fare annunci improvvisi tipo quello che ha fatto AstraZeneca l’altro giorno: nel secondo trimestre taglierà le sue forniture da 24 a 12 milioni di dosi.
Come si fa a cambiare così i programmi? E come si fa a sfuggire dalle maglie di un contratto che pure si è firmato con l’Unione europea? Domanda maliziosa: che abbia prevalso una logica di mercato dove la spunta chi offre un euro in più? Dove sono finite le volpi, in questo caso?
Il risultato è che la gente – milioni di italiani, per esempio – che stanno aspettando con ansia di potersi vaccinare vedono allungarsi i tempi di attesa.
E il fastidio cresce, i contrasti pure: vengono in mente i capponi di Renzo che si beccano a vicenda, messi nella gabbia mentre vanno al macello; e l’idea non ci piace.
L’unico antidoto è nella giustizia e nella solidarietà. Come dice meglio di tutti Papa Francesco nella sua “Fratelli tutti”: «Se non riusciamo a recuperare la passione condivisa per una comunità di appartenenza e di solidarietà, alla quale destinare tempo, impegno e beni, l’illusione globale che ci inganna crollerà rovinosamente e lascerà molti in preda alla nausea e al vuoto. (…) Il “si salvi chi può” si tradurrà rapidamente nel “tutti contro tutti”, e questo sarà peggio di una pandemia».
Giorgio Malavasi