Le famiglie veneziane se ne stanno accorgendo loro malgrado. I centri estivi quest’anno sono talmente gettonati da risultare pieni, con tanto di liste d’attesa. Richiestissimi, ma purtroppo limitati nel numero. Vuoi perché le linee guida nazionali sono arrivate tardi e non tutte le realtà si sono potute organizzare per tempo, vuoi perché la pandemia ha provocato qualche dissesto anche tra le associazioni e le cooperative che fornivano il servizio estivo… l’offerta insomma si è ridotta.
Per non parlare di quella proposta del ministro dell’Istruzione che appena insediato prefigurava una scuola estiva per tutti: il risultato è invece che solo il 10% delle scuole (dato nazionale) ha aderito alla proposta attivando una serie di corsi estivi. Per il resto si va in ordine sparso. Pochi centri estivi, peraltro costosi, per coprire un vuoto di almeno due mesi: la scuola (dalle elementari in su) finisce infatti questa settimana. E per chi rimane fuori da questi servizi, giugno e luglio diventano un problema, a maggior ragione ora che la tanto attesa “ripartenza” sta arrivando. Le attività economiche, specie quelle legate al turismo, si stanno rimettendo in moto e non è certo il momento di chiedere ferie.
Ma chi ha i bambini a casa cosa fa? Una risposta viene dai Grest che fortunatamente sono stati organizzati da numerose parrocchie in diocesi, anche se con qualche limitazione negli orari e nella durata dei periodi. Ma ancora una volta il cerino rimane in mano alle famiglie e a quel “terzo settore” chiamato di volta in volta a mettere una pezza alle mancanze delle amministrazioni, locali o nazionali che siano.
Serena Spinazzi Lucchesi