Il recente viaggio a Budapest di Papa Francesco è destinato a lasciare tracce significative sul terreno spesso accidentato dell’Europa in cui il collante della cultura cristiana sembra non trovare uno adeguato spazio. In particolare, Papa Bergoglio, innovando un paradigma consolidato , non chiede di esaltare le radici cristiane quanto di ricercarle nel tessuto europeo.
Ma dove cercarle, se non nella storia del cristianesimo che, soprattutto a partire dall’alto medioevo, si è resa visibile nell’esperienza del monachesimo cristiano occidentale.
Tra i principali artefici dell’identità europea ci sono i monaci, le cui radici della nostra cultura possono rafforzare le basi per la costruzione dell’Europa come entità politica e sociale. In particolare, un ruolo nella secolare e travagliata vicenda storica del vecchio continente, ebbero in generale gli Ordini religiosi nel loro complesso, a partire naturalmente dal monachesimo benedettino.
Nel VI secolo d.C., intorno al 529, Benedetto da Norcia fondò il monastero di Montecassino, nel quale uomini di ogni ceto sociale e culturale erano chiamati a cercare la perfezione cristiana attraverso una rigida ascesi e la vita comunitaria disciplinata da una equilibrata Regola , il cui fulcro era sintetizzato nel motto “ora et labora”. Un evento davvero rivoluzionario che consentì al monachesimo benedettino di diffondersi in tutta Europa con i suoi amanuensi e le sue biblioteche, realizzando la trasmissione della cultura dell’antichità all’Occidente cristiano e promuovendo con le aziende agricole annesse ai suoi monasteri la bonifica di vasti territori.
Più tardi, nel XIII secolo, la nascita dei cosiddetti Ordini mendicanti, che, a differenza degli Ordini monastici, non praticavano la stabilitas loci, ma si muovevano da luogo a luogo per predicare il Vangelo ed esortare i fedeli ad ispirare la propria vita ai principi evangelici, introdusse nuove forme di vita religiosa, imperniate sulla pratica di una rigorosa povertà evangelica, sull’umiltà, sulla penitenza e sull’impegno nel mondo attraverso la predicazione.
Nel 1210 Francesco d’Assisi ed i suoi primi confratelli, i fratres minores, proponevano la diffusione dei valori profondi della morale evangelica, l’amore per Dio e l’amore fra gli uomini. Un’azione che fronteggiò adeguatamente le condizioni di estrema violenza e corruzione che caratterizzavano la vita nelle campagne e nelle città d’Italia e d’Europa. Nel 1216 papa Onorio III approvò l’Ordine dei Domenicani che si dedicò soprattutto alla predicazione ed alla difesa della fede.
Più tardi, nei secoli XVI e XVII e nell’ambito della Riforma cattolica, nuovi Ordini religiosi accentuarono questa proiezione verso la società secolare, in cui svolsero un ruolo capitale per la diffusione dell’istruzione superiore e popolare.
Si deve poi ricordare che la forte spinta alla diffusione del messaggio cristiano comportò anche l’interesse per i lontani paesi dell’Estremo Oriente e per la loro cultura (è il caso dei Gesuiti e di altri Ordini religiosi in Cina e in Giappone). Per ragioni politiche, sociali ed economiche, nell’ambito peraltro di ampi processi di secolarizzazione intervenuti nei paesi cattolici europei del XVIII e XIX secolo, gli Ordini religiosi furono duramente colpiti da leggi di soppressione, che comportarono l’acquisizione da parte dello Stato dei loro beni. Nonostante ciò, le comunità monastiche e conventuali riuscirono a sopravvivere ed infine riottennero il riconoscimento civile (in Italia con i Patti lateranensi del 1929).
Oggi, nonostante la forte crisi delle vocazioni, le comunità religiose certamente continuano a costituire un “lievito” fecondo nella vita della Chiesa, ma rappresentano anche i custodi dei valori più profondi dell’Europa.
Si tratta di valori insieme spirituali, storici e culturali e, tra questi, anche i valori ispirati al Cristianesimo. L’Europa, infatti, prima di essere un concetto geografico, è soprattutto un’entità culturale che si è evoluta nel corso di millenni di storia ed è contrassegnata da caratteri ben specifici. E sono proprio queste radici storiche e culturali, tra cui rientra anche il Cristianesimo, a rendere più salda la nostra identità e la nostra memoria.
Come è noto, sia Giovanni Paolo II sia Benedetto XVI auspicarono vivamente l’inserzione nel testo della Costituzione europea, entrata in vigore il 1° dicembre 2009, di un riferimento alle “radici cristiane” dell’Europa, accanto a quello all’eredità greco-romana. Entrambi questi riferimenti furono alla fine respinti e, nel preambolo a detta Costituzione, si trova una menzione delle eredità culturali, religiose ed umanistiche dell’Europa.
Sull’identico percorso storico si è posto Papa Francesco che in Ungheria ha fatto un esplicito riferimento a “radici e ponti”: un solido baluardo contro le minacce di una società nichilista .
Michele Di Bari