Sono tanti anni che si parla di un nuovo stadio per Venezia. Adesso un progetto c’è. Però, se si creano le condizioni per farlo, almeno che sia da primato. In particolare sotto il profilo della sostenibilità ambientale. Che è quasi una contraddizione, visto che cementificare 40 ettari di terreno ben difficilmente è un’operazione difendibile dal punto di vista dell’ambiente.
Ma almeno si provi a fare il massimo. Si cerchi di farne un esempio al mondo: Venezia lo merita e lo impone. Facendo cosa?
Qualche obiettivo, che dallo studio di fattibilità presentato martedì da Joe Tacopina e dal sindaco Brugnaro non si vede, ma che speriamo sia già stato pensato e perciò renda quasi superflue queste righe.
Primo: sia a impatto energetico zero. Cioè produca più energia di quanta ne consuma. Con una così grande copertura non dovrebbe essere difficile, a suon di pannelli fotovoltaici. Secondo: usi al meglio l’acqua. Ne serve tanta per uno stadio e il recupero dell’acqua piovana, su una superficie così vasta, è importante.
Terzo: punti a una gestione virtuosa dei rifiuti. Non esiste che nell’impianto e nei negozi e hotel vicini non si miri al 100% di riciclabilità, se non di biodegradabilità. Quarto: allo stadio ci si può arrivare anche in bici, non solo in auto o in treno. Si pensi ad una vera bicistrada di collegamento con Mestre e a un ampio bicipark, non solo a parcheggi per le auto. Quinto: uno stadio può anche ripulire l’aria. Ci sono materiali e membrane fotocatalitici che danno ottimi risultati nel catturare l’inquinamento atmosferico.
Detto questo, forza Venezia!
Giorgio Malavasi