Dicono che non abbia mai smesso di combattere per guarire. Nadia Toffa non ce l’ha fatta a vincere il cancro, ma la sua lezione resta dinanzi a tutti. E ha un valore per tutti.
La 40enne conduttrice del programma “Le Iene” si è spenta stamattina, in ospedale. Ma non si spegne l’insegnamento che, secondo la testimonianza di chi le è stato vicino, l’ha contraddistinta fino all’ultimo. Ci ha messo tutta l’energia e la determinazione possibile per vincere la sfida, non si è accasciata nella depressione, è arrivata perfino a definire il tumore che la aggrediva «un dono, un’occasione, una opportunità».
Definire così il cancro che ti porterà a morte significa avere una visione della vita ben chiara e positiva. E significa avere coraggio da vendere.
Verrebbe da dire che Nadia ha esercitato la fortezza, una delle virtù cardinali, la capacità di resistere alle avversità, di non scoraggiarsi, di perseverare verso il bene, senza lasciarsi vincere dalla paura, una pur ragionevole paura.
Non sappiamo con certezza se tutto sia andato sempre così e immaginiamo anche che, specie nelle ultime, faticosissime settimane, abbia sentito pure l’angoscia che il morso del cancro le provocava. Nadia, d’altronde, non era irragionevole, tanto da scrivere: «Non vinciamo sempre e non siamo sempre i più forti, i più sani, i più intelligenti. Quando succede di inciampare, di farci male, ricordiamo di essere così fragili che tutto si può scompaginare all’improvviso, con la facilità con cui si soffiano via le briciole dalla tavola».
Ma l’immagine che esce da lei e dalla sua storia è quella di chi, con fortezza, ha coltivato il più possibile la positività. È un insegnamento per tutti, per i giovani in particolare. C’è di che ringraziarla.
Giorgio Malavasi